Lavoro di diploma di Manuela Gentilini Gianpaolo Karis Claudio Simonetti
Questo articolo nasce da una esperienza professionale svolta dagli autori che ne hanno tratto la tesi di diploma alla scuola di Craniosacrale Biodinamica “l’Incontro” di Locarno, sotto la guida di Carlotta Vannini Bianchi e di Maurizio Bianchi.
Si tratta di “Cefalea a grappolo” o “cefalea da suicidio”, patologia estremamente invalidante e che trova nella medicina convenzionale poche risposte e pochissime soluzioni. La cefalea a grappolo è nota come una cefalea “ad orologio”, si riferisce al caratteristico raggruppamento degli attacchi in un lasso di tempo ben circoscritto, che ancora oggi non hanno trovato una causa dimostrabile. A volte si ripresentano alla stessa ora con una estrema puntualità. Le fasi acute tendono infatti ad addensarsi a grappoli di episodi dolorosi (ad esempio un attacco al giorno per due mesi consecutivi), separati l’uno dall’altro da periodi relativamente lunghi di remissione (ad esempio un anno). La cefalea a grappolo è caratterizzata da un dolore intenso, normalmente unilaterale. Ogni singolo attacco può durare dai 15 minuti ai 180 minuti. Nel 50% dei casi il dolore viene descritto come trafittivo, lancinante o una pugnalata, nel 38% come pulsante o martellante, nel 30% penetrante e acuto. L’intensità del dolore è tale da divenire così insopportabile che sono stati riportati persino casi di suicidio. Per questo è definita anche “cefalea da suicidio”. Il sofferente risulta incapace di stare immobile e rifiuta di essere toccato o confortato: grida, piange, dondola, cammina nervosamente, si contorce, tende letteralmente a sbattere con forza la testa contro il muro. La posizione supina risulta impossibile nella maggioranza dei casi. Pertanto la qualità di vita del paziente, soprattutto se cronico, risulta notevolmente compromessa. Il dolore viene riferito dal paziente dietro l’occhio o nella regione perioculare; si può irradiare alla fronte, alle tempie al naso e alle guance. L’occhio dal lato del dolore diventa tumefatto e comincia a lacrimare, la pupilla si restringe e la narice si chiude o comincia a far scorrere un liquido trasparente. Il paziente comincia a sudare e la faccia si arrossa dal lato del dolore.
Si ritiene che si tratti di un processo patologico cronica a carico del seno cavernoso che vada ad irritare le fibre simpatiche postgangliari che passano in quel seno: il risultato è la dilatazione della carotide stessa, e dei vasi arteriosi e venosi innervata da tali fibre: la malattia ha quindi un meccanismo di rinforzo (l’irritazione del seno cavernoso provoca vasodilatazione della stessa carotide interna) che giustifica il carattere di progressività e di aggravamento degli attacchi. L’attacco si risolve perché la congestione dei tessuti attorno al seno cavernoso, che si verifica per l’infiammazione, provocherebbe a sua volta la compressione della carotide e la regressione dell’attacco. Si pensa che l’ipotalamo è l’area primariamente interessata e regola il timer della crisi, mentre il seno cavernoso è responsabile della sintomatologia dolorosa (attivazione del sistema trigemino-vascolare) e autonomica (coinvolgimento del SNA simpatico).
La fase di trattamento di Luca, il cliente oggetto di questa esperienza, è durata da ottobre 2009 a giugno 2010. Luca ha 42 anni (“Luca” è un nome di fantasia che abbiamo scelto per tutelare la privacy del cliente). Nel 1999 ha iniziato ad avere le prime crisi di cefalea a grappolo. Le crisi iniziavano in prossimità del cambio di stagione primavera/estate, con episodi quiotidiani in genere notturni, che duravano 20-35 giorni e si ripetevano ogni 12-13 mesi a seconda dell’arrivo della stagione dei primi caldi.
Luca ha scelto di iniziare un percorso di craniosacrale biodinamico senza un preciso obiettivo, ma con l’intento di sperimentare nuove strade alla ricerca di una possibile soluzione o aiuto. Durante le sedute dell’autunno 2009, Luca riceve dapprima un nuovo drenaggio dei seni eseguito con molta lentezza, da cui ricava benefiche sensazioni, e poi un lavaggio dei ventricoli. La sensazione è che ci sia una sorta di stenosi lungo l’acquedotto di Silvio e, mentre attraverso i dotti di Monroe i seni laterali lasciano defluire il Liquor in modo soddisfacente nel terzo ventricolo, quest’ultimo non riesca a scaricare verso il quarto ventricolo il liquido proveniente dai laterali. Alcuni tentativi di indurre un CV3 non solo falliscono ma lasciano nel cliente una sensazione non positiva, che rendono necessarie lunghe integrazioni “consolatorie”. Evidentemente la via non è quella. Emerge sempre più chiaro uno schema in cui i plessi coroidei essudano il liquido cerebrospinale in modo copioso, con buona sintonia con la natura “abbondante” del sistema di Luca: maree di ampia energia, muscolatura importante, intense reazioni alle stimolazioni. Questa abbondante produzione però non è in grado di drenare durante l’esalazione e provocava un aumento di pressione endocranica del LCS a livello del terzo ventricolo.
Nel terzo ventricolo affacciano talamo, ipotalamo, ipofisi o pituitaria, epifisi o ghiandola pineale; tutte queste parti hanno una influenza o concausa sulle ancora non chiarite cause scatenanti della cefalea a grappolo. Pare quindi che ci possa essere qualche nesso tra quanto il sistema racconta agli operatori e quanto Luca vive nella sua malattia. L’approccio terapeutico, non può che essere quello più squisitamente biodinamico. Non si arriva all’analisi del problema focalizzati sullo stesso, ma si mette in circolo il problema, lasciando che il sistema fornisca i suoi feedback .
Approfittando di alcune radiografie, una TAC e una risonanza magnetica alla testa, ci rivolgiamo ad uno specialista per analizzare se vi siano delle evidenze correlate al sistema del respiro primario. Da una analisi delle lastre emergono quattro fattori principali che possono concorrere nella patologia di Luca: DEVIAZIONE SETTO NASALE, IPERTROFIA DEI TURBINATI, SINUSITE MASCELLARE DESTRA conseguente all’ipertrofia dei turbinati e alla deviazione del setto e INFIAMMAZIONE DEL GANGLIO DEL GASSER DESTRO (trigemino). Quest’ultimo è forse il punto più interessante del quadro clinico. Pur essendo evidente una correlazione con i punti precedenti non è da escludere che la fioritura batterica persistente nell’area rinofaringea destra possa infiammare i tessuti coinvolgendo il ganglio stesso. La teoria clinica della medicina allopatica, allo stato attuale, ipotizza che nella cefalea a grappolo vi siano delle forme alterate di reazione a carico di talamo, ipotalamo e ipofisi. Non è aprioristicamente definibile se il quarto punto sia causa o effetto all’interno del quadro clinico, ma la presenza degli altri tre punti precedenti potrebbero far propendere per un ruolo causale. Per certo appare evidente che i punti di interesse teatro della sindrome, sono molto vicini, se non componenti; è possibile che il sistema della respirazione primaria sia compromesso e non libero di muoversi come in un sistema in equilibrio, ma presenti un fulcro i cui effetti possono essere quelli che abbiamo rilevato durante le applicazioni. In questa ottica proseguiamo con un lento e delicato lavoro sulla respirazione primaria del terzo e quarto ventricolo. Le risposte del sistema di Luca seguono una progressione lenta ma costante: dapprima l’impulso ritmico craniale pare lavorare solo in inalazione e poco o nulla in esalazione. Lentamente, col passare delle sedute, il sistema riduce la portata del liquido cerebrospinale in inalazione riducendo così il carico pressorio nel terzo ventricolo che comunque drena poco o nulla. Tra la fine di gennaio e per tutto febbraio, la sensazione che si è avuta è che il sistema si stesse organizzando intorno al fulcro: se non era possibile drenare si poteva produrre minor quantità di liquido.
Con la primavera il caldo comincia ad aumentare e si avvicina il periodo usuale per la crisi di cefalea. Un nuovo scenario pare aprirsi all’operatore rispetto all’analisi dell’impulso ritmico craniosacrale nel terzo ventricolo: con il diminuire della portata dell’inalazione si ha la sensazione che il terzo ventricolo riesca a drenare in modo sensibile in esalazione attraverso l’acquedotto di Silvio. La portata di questa esalazione non è confrontabile con quella dell’inalazione, ma è avvertibile qualcosa che prima non si riusciva a cogliere. La sensazione che pare evidente, anche dal dialogo operatore-cliente prima e dopo le sedute, è che il cliente avverte dentro di sé una sensazione di guarigione collegata col principio di ordine e guarigione espresso da Sutherland. La sensazione di guarigione è ben più di un essere in salute, è il ritrovare un equilibrio e una armonia interna che risuona con il proprio intimo concetto di ordine e guarigione. Con giugno arriva il primo vero e proprio gran caldo del 2010. Il sistema ventricolare sembra quello di una persona diversa da quella incontrata in autunno. Per la prima volta si ha la sensazione che non vi sia differenza tra inalazione ed esalazione. In uno degli ultimi trattamenti, prima della fine di giugno, l’operatore tenta un still-point in esalazione del terzo ventricolo ed immediatamente il sistema risponde con un prolungato CV3. Questo non significa certamente che la patologia sia risolta ma che l’azione del terapeuta intrapresa durante l’autunno precedente ha avuto un effetto. Sta ora al “sistema” reagire a questo nuovo equilibrio ed organizzarsi diversamente. Se questo avrà dei benefici nei confronti della patologia sarà da vedersi. Per ora le crisi non si sono presentate con la periodicità degli anni precedenti per cui sicuramente qualcosa è cambiato.
L’estate per Luca trascorre tranquilla e senza problemi. Nessuna crisi. Ovviamente per questo vi è euforia, ma non ci sono elementi concreti per poter dare il merito di questo al craniosacrale. Ciononostante il quadro che si è generato è di per sé consistente e, pur non sapendo se il craniosacrale è stato un punto di svolta del problema, considerati i risultati qui riportati dagli operatori, vi è la sensazione che possa essere stato di ausilio al quadro complessivo. Va anche tenuto in considerazione il notevole apporto del craniosacrale all’aspetto psicologico. Forse un’ulteriore risonanza magnetica al cranio potrebbe far capire se sia riscontrabile una minor infiammazione del ganglio trigeminale di Gasser, ma non vi sono basi cliniche per indurre il sistema sanitario nazionale a far prescrivere un ulteriore esame. Noi riteniamo che ciò vada oltre le competenze e gli scopi del craniosacrale. Se questo è stato vincente, coadiutore o inutile, per il decorso della malattia poco importa. Il risultato certo è di aver sicuramente contribuito dando al cliente la possibilità di vivere uno status mentale attivo e proreattivo nei confronti della malattia, a prescindere se la terapia sia stata risolutiva.
Luca viene invitato ad un incontro di verifica dopo la fine dell’estate: è in buona salute, nessun segno di cefalea nella usuale zona algica. Il sistema della respirazione primaria è fluido ed energico. Esalazioni ed inalazioni dell’impulso ritmico craniale si alternano con intensità e portata apparentemente equivalenti. La mobilità delle ossa del cranio è notevole. La motilità del sistema nervoso centrale è chiara e distinta. Il movimento di esalazione ed inalazione della falce cerebrale, di quella cerebellare e del tentorio, appaiono nella norma. Su suggerimento del terapeuta il sistema va facilmente in still-point, sia in esalazione che in inalazione. CV3 e EV3 sono evidenti e fisiologici. Anche i CV4 e EV4 sono adeguati. Durante la fase di ascolto si accende distintamente la linea mediana con uno splendido apporto di energia. Pare evidente un principio di ordine predominante. In questo momento viene posto un traguardo che non sta a significare che il cliente non beneficerà più del craniosacrale o che la sua patologia sia risolta. Abbiamo voluto semplicemente chiudere un cerchio per poter tracciare un quadro autoconsistente di questo ciclo di terapia craniosacrale biodinamica che ci consenta di descriverne storia, caratteristiche ed effetti. Se con Luca decideremo di aprirne un altro, apparterrà al futuro….
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