Craniosacrale e visione naturale

di Dhyan Trevor e Lydia Heera Cattani

Alla domanda se la terapia craniosacrale possa essere utile nei casi di disordini visivi, ci piace rispondere ricordando, in particolare ai praticanti, alcuni dati fondamentali…

  1. l’occhio è la parte per così dire ‘visibile’ del cervello ed è anch’esso, come il cervello e il midollo spinale rivestito in strati.
  2. il bulbo oculare è, in pratica, un piccolo globo di fluidi con vari processi di trasformazione di fluidi.
  3. il sistema visivo è quel percorso di luce e impulsi elettrici che dall’occhio attraversa il cervello rettile, il limbico e raggiunge la corteccia visiva (che è parte della neocorteccia).
  4. attraverso lo sfenoide passano tutti i nervi implicati nella visione (ottico, oculomotore, trocleare ed abducente). Sempre nello sfenoide hanno origine 5 dei 6 muscoli che muovono l’occhio.
  5. tutto il sistema visivo per essere vitale ha bisogno di essere ben irrorato di sangue, l’arteria vertebrale gioca un ruolo molto importante in questo compito. L’articolazione atlante occipitale partecipa in modo essenziale a favorire questo compito.

È indispensabile conoscere e affinare consapevolezza e sensitività in merito al sistema visivo, alle sue connessioni con il sistema craniosacrale e con tutto il corpo. Tuttavia, è importante sottolineare che, in generale una buona terapia craniosacrale (sia dal punto di vista biomeccanico o biodinamico) non si affida a protocolli o ricette per singole patologie e questo è vero anche per i vari disturbi visivi.
Il nostro background è principalmente di origine biomeccanica ma è dall’inizio del nostro percorso che ci affidiamo alle indicazioni che emergono dal sistema del cliente, seduta dopo seduta, in un ascolto che nasce dal rispetto per l’unicità della persona.

Prendiamo ora come esempio, la visione a tunnel. È molto importante essere consapevoli:

“del punto d’incontro dei due nervi ottici al chiasma ottico (sopra l’ipofisi nella sella turcica dello sfenoide). Poiché l’incrocio è di informazione visiva periferica una disfunzione dello sfenoide o dell’ipofisi potrebbe portare visione a tunnel. I messaggi dal campo visivo centrale passano per il lato di origine e sono meno sensibili in questa zona. Quando pochi o nessun impulso periferico arriva alla corteccia visiva accade il fenomeno chiamato visione a tunnel. Si vede solo la parte centrale del campo visivo, come guardare attraverso un tunnel.”

Questa consapevolezza potrà indurci a portare le nostre mani allo sfenoide, ma, allo stesso tempo, in due situazioni di visione a tunnel, il sistema del cliente A ci guiderà verso un tipo di trattamento che inizialmente si orienterà sull’area cervicale alta, mentre, col cliente B, sarà forse importante un lavoro preliminare all’area pelvica. La storia nel corpo e le risorse del momento sono sempre la traccia da seguire. Esiste un’enorme differenza se una visione a tunnel si è manifestata in seguito a iperlavoro da computer, da rigidi schemi familiari o da un abuso.

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