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Il confine del Sè. Il test I.Co.S., di Loretta Sapora. Un video che ne illustra i contenuti
Il libro
di Loretta Sapora
“La membrana è la prima invenzione della vita”,
scrive Didier Anzieu descrivendo l’”involucro” psichico, cioè quel contenitore/membrana che, individuando/definendo/proteggendo lo spazio psichico individuale, fa sì che la psiche costituisca “un apparato per pensare i pensieri, per contenere gli affetti, per trasformare l’economia pulsionale”.
Il confine del sé è un concetto che, attraverso una metafora spaziale, definisce un elemento fondamentale della struttura psichica: quello che determina il nostro particolare stile di relazione con gli “oggetti” (termine che in senso analitico indica sia persone che cose, concrete o astratte) significativi del mondo esterno, ed anche la natura della relazione tra le diverse del mondo interno (classicamente indicate come “Io” “Es” e “Super Io”.
In effetti, noi sappiamo bene che la psiche è una funzione e non una struttura: come diceva il mio maestro Vezio Ruggieri, “la psiche sta al sistema nervoso come la musica sta al violino da cui emana” tuttavia per comodità di studio si usa classicamente parlare di “struttura psichica” proprio perché i modelli spaziali sono particolarmente adatti a descrivere, in modo corretto ed estremamente efficace, il funzionamento dello psichismo.
La rappresentazione grafica del confine quindi ci fornisce un’immagine di quelle che potremmo chiamare le mura perimetrali della nostra casa (casa che metaforicamente rappresenta il nostro Sé).
Dalle caratteristiche di questa fondamentale componente della struttura psichica, che noi chiamiamo il “Confine del Sé”, dipende lo stile di gestione di tutte le relazioni, sia con il mondo esterno/l’Altro che con il mondo interno/le proprie parti profonde, ed in particolare la tipologia del Confine condiziona fortemente il clima e l’andamento stesso della relazione terapeutica.
Il mio interesse per il concetto di “Confine”
nacque in strettissima relazione con lo studio delle dinamiche psicofisiologiche collegate al rapporto con il cibo ed alla sintomatologia dei disturbi alimentari (obesità, anoressia, bulimia).
In particolare, l’analisi del vissuto soggettivo della respirazione e dell’Esperienza Orale Guidata nei pazienti obesi (tecnica di masticazione/contatto con il cibo utilizzata nella terapia dell’obesità), della “crisi” nelle pazienti bulimiche e delle modalità anoressiche di rifiuto del cibo, mi portò a riflettere sull’enorme importanza della dimensione psicofisica dello spazio interno e dei suoi confini in tutte queste patologie.
L’idea che un test grafico potesse cogliere e descrivere con particolare efficacia la dimensione del confine arrivò in modo imprevisto ma si impose con grande forza a partire dal disegno che una paziente bulimica eseguì su mio invito mentre parlava del suo senso del limite.
Nel corso di una seduta, le chiesi di provare a rappresentare con una immagine ciò che stava cercando di spiegarmi a proposito del suo senso del “limite”. Mi resi conto immediatamente che quel disegno rappresentava magnificamente il vissuto del confine di quella ragazza, fotografando con grande efficacia lo stato delle sue relazioni mondo interno/mondo esterno, caratterizzate da tre elementi fondamentali: il senso di invasione, il tentativo inefficace di difendersi dall’intrusione stessa, il senso di vuoto (nella sua “casa” così usurpata non c’era posto per le sue cose).
Dopo aver raccolto una grande quantità di disegni del confine, sia da pazienti che in ambiti extra-clinici, mi resi conto che sarebbe stato molto più vantaggioso costruire un test in cui la persona doveva scegliere il suo tra un certo numero di confini (ognuno raffigurato su una tavola): le configurazioni di confine che attualmente costituiscono il test sono state ricavate utilizzando le caratteristiche che definiscono le diverse categorie nelle quali potevano essere raggruppati tutti i confini disegnati e che erano stati raccolti fino a quel momento.
Abbiamo dunque cominciato a lavorare alla messa a punto di una prova grafica di “Disegno del Confine”, pensando al vantaggio che avrebbe potuto rappresentare uno strumento capace di mostrare efficacemente, ma con modalità di applicazione ed interpretazione rapide ed agevoli, uno degli aspetti essenziali dello psichismo: per l’appunto, il vissuto soggettivo del “Confine del Sé”; con riferimento al noto Test del “Disegno della Casa”, dove la casa è il simbolo del Sé, possiamo dire che il Confine disegnato rappresenta simbolicamente “le pareti della Casa”, cioè la configurazione e le qualità essenziali delle parti “perimetrali” della struttura, quelle che definiscono/delimitano lo spazio interno e le sue compartimentazioni e determinano la qualità dei rapporti con l’esterno e tra le parti.
Nell’esperienza
già fatta in questi anni con l’applicazione di questo test ho rilevato che gli aspetti clinici più interessanti sono legati alla sua capacità di:
1) colpire l’immaginario e fissarsi stabilmente nella memoria del paziente;
2) fornire alla psiche un rispecchiamento essenziale e chiaro, un messaggio analogico profondo ed immediatamente decodificabile a proposito di una sua caratteristica di base: la configurazione del Confine, per l’appunto;
3) chiarire/sintetizzare i termini del problema relativo alla gestione dei rapporti dentro/fuori e tra le parti, fornendo contemporaneamente una chiara indicazione delle operazioni necessarie alla soluzione del problema stesso:
4) evidenziare, attraverso la ripetizione del test in momenti diversi del processo terapeutico, gli eventuali cambiamenti del paziente nella gestione delle relazioni con l’esterno e tra le parti interne.
L’I.Co.S. è il primo test grafico che permette, attraverso una prova di scelta tra 7 immagini, di studiare la tipologia del Confine, individuando in particolare: il livello di definizione del Sé e le sue strategie difensive; l’orientamento della personalità nelle seguenti dimensioni: isolamento, dipendenza, rispetto/equilibrio, suscettibilità/diffidenza, mobilità/mutevolezza, fragilità/esposizione, aggressività.
Obiettivi di questo test sono fornire le conoscenze di base che permettano di:
- studiare la tematica del Confine e le sue implicazioni nella vita psichica;
- utilizzare il test I.Co.S. nella propria attività professionale. La prima sperimentazione di questo test in ambiti come il lavoro corporeo è quella realizzata in collaborazione con Maurizio Cagnoli, in cui si osservano sia i rapporti tra configurazione di confine e difetti della visione, che i cambiamenti nel vissuto del confine dopo un lavoro intensivo sulla visione.
I risultati sono stati molto interessanti, direi al di sopra delle aspettative. In effetti il meccanismo della visione riguarda strettamente i rapporti dentro/fuori, come la funzione alimentare e quella respiratoria. A questo proposito, in ambito clinico, molte esperienze individuali mi hanno mostrato rapporti interessanti tra il vissuto del respiro e quello del confine.
Sicuramente il test I.Co.S può avere vaste implicazioni nel lavoro corporeo, un utile strumento per aiutare il cliente ad entrare in rapporto consapevole con la propria organizzazione psichica, verificando nel tempo i cambiamenti avvenuti a seguito del percorso di lavoro seguito. La tecnica craniosacrale, in particolare, è orientata in modo molto chiaro alla collaborazione responsabile del cliente al processo terapeutico, il test grafico del Confine del Sé può quindi rivelarsi un mezzo per oggettivare i termini del cambiamento dando dei contorni più tangibili a quello che talvolta viene esplicitato genericamente come un “senso di benessere”.
Loretta Sapora
Dottoressa, Psicologa Psicoterapeuta, l’Autrice è specializzata in Psicodiagnostica e nel Trattamento delle Malattie Psicosomatiche ed ha collaborato con la Cattedra di Psicofisiologia Clinica presso la Facoltà di Psicologia dell’Università “La Sapienza”.
Ha condotto numerose ricerche cliniche in ambito psicosomatico e psicofisiologico, in particolare sui disturbi del comportamento alimentare (obesità, anoressia, bulimia) e sul Disturbo da attacchi di panico.
Ha pubblicato nel 1998 con le Edizioni Melusina di Roma il libro “La psiche obesa”.