È intenzione di questo libro definire il campo della Terapia Craniosacrale Biodinamica quale professione in sé completa e definita. È un tentativo di esplorare questo metodo che si basa sulle più recenti scoperte della ricerca, sull’esperienza soggettiva dell’operatore e sull’osservazione dei risultati clinici. Intende inoltre mostrare alcuni aspetti della pratica sia per gli operatori della terapia craniosacrale biodinamica sia per chi opera in altri ambiti nel campo della salute. Questo libro apre diverse questioni fondamentali relative al processo terapeutico di questa forma di terapia manuale, e propone una serie di principi guida. L’operatore biodinamico lavora con differenti stati di coscienza che si basano sulla Quiete Dinamica quale fondamento di ogni guarigione. Ciò richiede che lo stato mentale e il contatto siano sottili e raffinati. Questo ambito di esperienza soggettiva costituisce l’arte e l’abilità della terapia craniosacrale biodinamica.
Questo libro si occupa di un paradigma che si chiama Biodinamica. ‘Biodinamica’ significa semplicemente ‘integrità’. Un paradigma richiede una comunità di persone che pensano allo stesso modo e condividono metafore, immagini, linguaggio.
La metafora è quella dei fluidi vitali, organizzati, con le loro correnti e maree, che comprendono la maggior parte della sostanza e della totalità del corpo umano.
L’immagine è quella dell’embrione umano. L’embrione è la nuova anatomia, ed è anche la storia della creazione dell’uomo. E’ una storia emozionante che costituisce la linea mediana di tutto il libro. La linea mediana è la caratteristica che distingue la pratica biodinamica da tutte le altre forme di terapia craniosacrale. La linea mediana è contemporaneamente una struttura ed una funzione del corpo umano, intorno alla quale si orienta la totalità della persona, dal fisico allo spirituale, e dall’embrione all’adulto. La linea mediana ha molte metafore, come vedremo, e l’embrione è una di queste. Una premessa fondamentale di questo libro è che gli esseri umani mantengono la loro natura embrionale per tutta la vita, più di qualsiasi altra creatura del pianeta (Verhulst, 2003).
Il linguaggio usato per descrivere questo paradigma proviene da vari ambiti culturali, che includono la sua discendenza diretta dal Dr William Sutherland e dal suo ‘Concetto Craniale’ (Cranial Concept). Altri ambiti linguistici vengono utilizzati per descrivere la terapia craniosacrale biodinamica e sono fondamentali per colmare la distanza tra la biologia evolutiva, l’embriologia umana, la psicologia transpersonale, la neuroscienza, e le arti di guarigione manuale. Questa comunità del paradigma biodinamico sta scoprendo l’importanza di stabilire una relazione terapeutica con l’attività dei fluidi vitali del corpo umano. Attraverso il linguaggio, le immagini, le metafore, la comunità biodinamica sta esplorando e sperimentando questi enormi attualissimi interrogativi di come avvenga la guarigione e come concretamente funzioni questo lavoro.
Questo libro studia la percezione e la sensazione della quiete e del movimento. Gli operatori craniali usano le mani per sentire il normale movimento dei fluidi del corpo. Daremo nomi specifici al movimento, specialmente per la Respirazione Primaria e la Marea Media. È altrettanto fondamentale comprendere il significato della assenza di movimento. Nel processo terapeutico la condizione di guarigione più profonda comporta la capacità dell’operatore di acquietarsi su uno “stillpoint” (un punto di quiete *vedi glossario) ogni volta che questo si verifica nel corpo o intorno al corpo del cliente. Uno stillpoint è uno stato di quiete dinamica che riempie la percezione e la consapevolezza dell’operatore. Uno stillpoint può essere localizzato nel corpo del cliente, nel corpo dell’operatore, o nello spazio comune intorno alla diade terapeutica, che si estende tutto intorno fino all’orizzonte e oltre. Il Dr Rollin Becker, uno dei maggiori osteopati biodinamici, ha affermato una volta che la chiave di questo lavoro è la quiete (stillness) e persino lo stesso Dr Sutherland, il fondatore del Concetto Craniale, per rispondere alla domanda dove fosse il movimento più profondo citava il salmo 46 : “nella quiete, conoscerai” (be still and know). La percezione di un ritmo molto lento nel corpo e intorno al corpo del cliente, che sorge in relazione allo stillpoint, è l’arte e l’abilità di base della terapia craniosacrale biodinamica. In questo libro si danno molti nomi allo stillpoint e al ritmo lento di guarigione, ma il lettore deve tener presente che tutto si può ridurre ad una semplice percezione di assenza di movimento e di movimento lento che si intrecciano insieme come in una danza.
Un osteopata ha detto che la biodinamica è essenzialmente lo studio di tutto ciò che riguarda la percezione, e credo che si possa dire lo stesso di questo libro.
Il complesso corpo-mente dell’uomo conosce infiniti modi per curare se stesso, noti e meno noti. Il corpo è un complesso sistema dinamico non lineare. Perciò questo libro è una guida all’esplorazione e alla ricerca di nuove possibilità piuttosto che una mappa, un inventario di tecniche o un protocollo per la pratica terapeutica. Non pretende che gli operatori si muovano con sicurezza nell’intero spettro del lavoro che qui si presenta, ma sente che padroneggiare i principi e le abilità necessari per la pratica è impresa di tutta una vita e si sviluppa gradualmente nel corso degli anni.
La terapia craniosacrale biodinamica è un processo terapeutico a cui prendono parte allo stesso modo due persone. Lo scopo è di entrare in relazione con i più fondamentali movimenti dei fluidi del corpo, con il formarsi ed il modellarsi della struttura, e soprattutto con la quiete, il fulcro da cui emergono queste profonde correnti e a cui ritornano. L’operatore avverte queste dimensioni prima in se stesso e poi nel cliente. È un processo morfologico, il che significa costruire attivamente, attraverso i movimenti dei fluidi, l’intera struttura della relazione cliente-operatore. Il termine “morfologia” include specifiche teorie sulla formazione dell’embrione umano dove cellule, organi e strutture sorgono istantaneamente, cambiano posizione e diventano un’altra cosa in rapporto alle cellule, ai tessuti o agli organi vicini (Vogler, 1987; van der Bie and Huber, 2004). Gli operatori sviluppano gradualmente la capacità di percepire le pre-esistenti maree che formano e modellano il nostro corpo, nonché le tracce di stress e trauma trattenute nei fluidi, usando prima il loro corpo e poi quello del cliente. È la capacità di abbracciare diversi livelli di funzionamento del cliente nella mente, nel cuore e nel corpo dell’operatore. Questo lavoro è dunque orientato alla funzione e ai fluidi, ma comprende anche un lavoro strutturale quando occorra.
Alcuni clienti cercano in questo lavoro cure palliative e la riduzione dei sintomi. Dal momento che non è ancora disponibile una ricerca sull’efficacia di tale approccio, non si può parlare di risultati clinici circa i suoi effetti. In questo libro non si rivendica l’efficacia della terapia craniosacrale biodinamica nel trattamento di malattie e infermità. Si riconosce anche che alcuni clienti si rivolgono a questo lavoro come a un metodo per esplorare il proprio sviluppo somatico, spirituale e psicologico. Nel campo emergente di questa modalità terapeutica – sia che la si consideri un palliativo o un sistema di indagine – tale lavoro richiede decisamente all’operatore auto-regolazione (self-regulation) e un impegno attivo nel proprio sviluppo. “Medico cura te stesso!” è il principio guida e la base della relazione terapeutica. L’intenzione, quindi, della terapia craniosacrale biodinamica è sviluppare la capacità di auto-regolazione e autonomia tanto nell’operatore quanto nel cliente. A tal fine questo libro dedica molte pagine alla teoria dei sistemi di regolazione (regulation theory) applicata all’embrione e al neonato.
Questa disciplina, e arte, rappresenta un cambiamento sia dell’intenzione terapeutica sia dello stato di coscienza dell’operatore nel momento in cui pratica la terapia craniosacrale biodinamica. Nel cosiddetto Sistema Respiratorio Primario e nel processo di guarigione biodinamico si riconoscono generalmente quattro ritmi:
• fermo (Quiete Dinamica)
• lento (Marea Lunga o Respirazione Primaria)
• non troppo lento (Marea Media)
• veloce (Impulso Ritmico Craniale, di solito abbreviato in IRC)
Lettere maiuscole e corsivi serviranno a indicare il significato di termini importanti in ciascuna di queste categorie di esperienza. La chiave di questo lavoro è la necessità che l’operatore arrivi deliberatamente ad uno stato di quiete, il che rallenta il movimento della mente e del sistema nervoso autonomo. In questo modo il cliente inconsciamente si allinea allo stato mentale dell’operatore, e ciò, in questo modello di lavoro, favorisce la salute e amplifica il processo di guarigione.
Nel corso degli anni, la terapia craniosacrale biodinamica ha subìto una evoluzione nelle intenzioni e negli argomenti trattati. Per fare un esempio, in origine l’intenzione della pratica biodinamica era entrare in contatto con il veloce IRC (Impulso Ritmico Craniale) nel corpo del cliente, a partire dalla non troppo veloce Marea Media (termine coniato da Franklyn Sills) dell’operatore. Gradualmente il lavoro è cambiato arrivando a una relazione della Marea Media dell’operatore sia con l’IRC del cliente sia con la sua Marea Media. L’evoluzione attuale del trattamento, come viene presentato in questo libro, porta l’operatore a prendere contatto prima con la Quiete Dinamica e con la lenta Respirazione Primaria in se stesso, e poi con gli stessi elementi nel cliente. Se non in particolari circostanze, segnalate nel corso del libro, non si cerca la Marea Media a causa dell’enorme quantità di tracce di trauma che vi sono impresse. Nel mondo che è seguìto all’11 Settembre, la Marea Media è talmente compressa che bisognerebbe “resuscitarla”, secondo le parole di un osteopata. Per questo motivo è fondamentale che l’operatore rallenti massimamente e fermi il movimento della mente e del corpo sincronizzandosi con la Respirazione Primaria. In tutto il libro il termine Respirazione Primaria sta ad indicare un aspetto fondamentale della Marea Lunga. Uso il termine Marea Lunga ad indicare l’intera gamma di fenomeni che accompagnano lo stato di coscienza di un ciclo di 100 secondi nei campi fluidi del corpo. L’azione terapeutica della Respirazione Primaria, insieme con la Quiete Dinamica, è l’elemento fondamentale su cui si concentra l’attenzione di questo libro.
È responsabilità dell’operatore sintonizzare il proprio corpo e la propria mente, all’inizio e alla fine del trattamento, con il ritmo lungo e lento della Respirazione Primaria. Così si genera una risonanza tra l’operatore e il cliente che permette al cliente di sincronizzare il proprio sistema nervoso e quindi auto-regolarsi. Secondo il parere di molte autorità il povero cervello umano ha proprio quasi raggiunto il limite della capacità prevista, ed ha bisogno di essere “resuscitato” dall’espressione della Respirazione Primaria e della Marea Media nei fluidi del corpo – questo spiega l’evoluzione della terapia craniosacrale biodinamica. Questo sistema di esplorazione tra l’operatore e il cliente costituisce una porta di accesso al processo terapeutico che è diretto dalla Respirazione Primaria. Questa premessa implica che il lavoro biodinamico continuerà ad evolversi fino ad arrivare ad una situazione in cui l’operatore siede immerso nella quiete e in contatto con la quiete e con la Respirazione Primaria nel cliente, senza bisogno di rispondere alla Marea Media. Forse quel giorno è già arrivato. Ultimamente il trattamento è orientato alla quiete, non importa quale livello di comprensione o quale abilità abbia raggiunto l’operatore. Il primo atto dell’operatore è sedersi in stato di quiete. Quello presentato in questo libro è un semplice antidoto alla vita post-moderna e al male contemporaneo.
Oltre a ciò, questo libro vuole onorare gli stili e le preferenze individuali nella pratica clinica. Alcuni studenti e praticanti potrebbero aspirare più ad essere-in-relazione con la salute intrinseca e le risorse della Respirazione Primaria e della quiete, come unico modo di praticare. L’attenzione allora è sull’aspettare. Altri operatori potrebbero scegliere di esplorare piuttosto un fare-in relazione, con un orientamento più clinico nelle risposte e nelle interazioni, dal momento che molti provengono da un approccio biomeccanico o funzionale alla terapia craniosacrale. Naturalmente, entrambe le modalità stabiliranno come prioritaria la relazione con la salute intrinseca e con le risorse della Respirazione Primaria e della Quiete. In questo modo la pratica della terapia craniosacrale biodinamica costituisce un continuum di esperienza clinica e un’ampia gamma di possibilità, e si sposta automaticamente per raggiungere punti di equilibrio tra queste due modalità di lavoro e tra due esseri umani che si trovano a contatto – l’operatore e il cliente. Ogni operatore sviluppa una propria estetica personale nella pratica della Terapia craniosacrale biodinamica. Il modello del Sistema Respiratorio Primario che qui si presenta cerca di conciliare una vasta gamma di stili personali che dovranno trasformarsi e approfondirsi nel corso della vita passando dal modo biomeccanico al biodinamico, con molte variazioni intermedie. In altre parole, alcune parti di questo libro potrebbero rivelarsi poco interessanti per qualche operatore.
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