estratto del DOSSIER EMBRIO 2005
Dopo i miei studi di medicina mi sono formato come anatomista ed embriologo.
Inizialmente ero affascinato dalle forme e dalle metamorfosi del corpo in fase embrionale; pian piano, fui coinvolto nelle discussioni sullo status morale dell’embrione con riferimento alle nuove tecniche studiate per manipolare il concepimento e lo stesso embrione.
Cominciai a riflettere sulle questioni riguardanti l’anima e il corpo, lo spirito e la materia riguardo agli avvenimenti e alle caratteristiche dell’embrione in fase di sviluppo. Cosa facciamo veramente come esseri umani quando siamo embrioni?
Nel 1985 incontrai una persona come il Professor Steven de Batselier, uno psicoterapeuta che insegnava nel dipartimento di Criminologia dell’Università di Lovanio, in Belgio, che mi fece conoscere le idee e i concetti di diversi psicologi prenatali come Maarten Lietaert Peerbolte, Robert Laing e Nandor Fodor; questi psicoterapeuti nelle loro opere usano espressioni come esperienza prenatale, psiche fetale, shock del concepimento e psicologia prenatale, estendendo la portata dell’esperienza e della conoscenza umane oltre i confini abitualmente stabiliti dalla biologia medica contemporanea, poiché al giorno d’oggi non soltanto il biologo medico, ma quasi tutte le persone di buon cuore sono convinte che sia stato dimostrato che il sistema nervoso in genere e il cervello, oltre alla psiche umana o anima, sono il nucleo della mente umana e della coscienza umana.
Molta gente considera come un dato di fatto che la mente umana e la coscienza umana siano prodotte dal cervello; alcuni affermano con naturalezza che come le ghiandole secernono gli ormoni, così i cervelli umani secernono il comportamento e la personalità.
In un modo di pensare tipicamente cartesiano, si ritiene che il cervello e la funzione del sistema nervoso centrale siano l’origine, la causa del comportamento umano e della psiche; questa filosofia ha ridotto psiche, anima, mente e spirito a meri processi fisiologici.
L’opinione prevalente è che ora, nell’esempio della scienza naturale, si possa considerare l’anima o psiche (appartenente al regno cartesiano della res cogitans) solo come un’opera dell’azione del cervello e che quindi essa appartenga al regno della res extensa; d’altro canto, si potrebbe anche affermare, parafrasando il filosofo DelaMettrie, che l’uomo non ha uno spirito, ma è un essere spirituale e che tutte le ricerche mediche sulla funzione del cervello non dimostrano che la mente, lo spirito o l’anima si trovano nel cervello o nella corteccia. Così, io stesso cominciai a prendere in considerazione la possibilità filosofica che un cervello funzionante è una condizione necessaria ma incompleta per l’origine della psiche e della mente.
Attualmente, la letteratura emergente sull’embrione e sulla sua esistenza contesta la visione dualistica cartesiana dell’anima e del corpo.
Come potrebbe un embrione avere mente o corpo se non mostra neppure la struttura di un cervello attivamente funzionante o se in questa fase dell’esistenza umana il sistema nervoso non è altro se non un lungo tubo con le vescicole cerebrali, che sono le precorritrici dei futuri nervi? Quindi, per la maggior parte delle persone, l’embrione è diventato una sorta di mezza esistenza, una fase in cui l’uomo non è ancora completo o non esiste completamente.
Secondo il principio della morte cerebrale, si considera l’embrione come irrazionale, il che, nella morale e nel dibattito etico correnti, molto spesso viene interpretato come non umano o non ancora umano.
Quindi, per me, come embriologo, l’essere a contatto con le opinioni di gente come De Batselier e Lietaert Peerbolte era un confronto diretto col paradigma o col pensiero nella biologia medica tradizionale.
In che modo questi pensatori ritengono che un embrione funzioni nel senso della psiche, dell’esperienza e del comportamento?
In che modo un embriologo giudicherebbe un’affermazione come quella di Laing: “Potremmo passare attraverso trasformazioni o modificazioni delle nostre prime esperienze prenatali durante le successive fasi della vita, anche prima che un sistema nervoso particolarmente sviluppato faccia parte del nostro corpo? Potrebbe essere vero che gli schemi nella nostra esperienza prenatale servano come una specie di schema per i modelli che formeranno in seguito la trama della nostra complessa vita postnatale relativa al comportamento e all’anima?” 1.
Come potrebbe o dovrebbe funzionare un embrione dal punto di vista psicologico quando non è presente che un sistema nervoso molto semplice o primitivo in fase di sviluppo? Se la vita dell’anima e il comportamento sono riservate o limitate a un sistema nervoso funzionante, come potrebbe un embrione avere queste esperienze o mostrare un comportamento conscio?
Articolo completo in formato pdf (744 kb) embrioJaap.pdf