Nuovi percorsi anatomici per i terapisti del corpo e del movimento

articolo di Giovanni Bernuzzi apparso su “Medicina Naturale”, novembre 2006

A colloquio con Thomas Myers, autore di Meridiani Miofasciali, nel quale presenta una visione olistica dell’intero sistema miofasciale e dell’anatomia funzionale e del movimento

Prima di tutto, cosa si intende per “meridiani miofasciali”?

Il termine “miofascia” connota la natura inseparabile, riunita in fasci, delle fibre muscolari della rete di tessuto connettivo che le accompagna. I meridiani miofasciali individuati e descritti nel testo sono le connessioni della fascia e dei muscoli che percorrono tutto il corpo, collegando la testa alle dita dei piedi e il centro alla periferia, orchestrando l’organizzazione delle forze gravitazionali e muscolari necessarie per la stabilità e il movimento. La base concettuale del libro è che qualsiasi cosa possano fare individualmente, i muscoli operano anche tramite continuità funzionali integrate in tutto il corpo all’interno della rete fasciale. Questi strati e linee seguono l’ordito e la trama della struttura del tessuto connettivo corporeo, formando “meridiani” tracciabili di miofascia. Lo sforzo, la tensione, la fissazione, le compensazioni e la maggior parte dei movimenti sono tutti distribuiti lungo queste linee. Meridiani Miofasciali è un’introduzione al sistema del tessuto connettivo come sistema olistico, presentando un nuovo punto di vista e le nuove scoperte della ricerca sulle risposte del sistema fasciale.

Possiamo quindi parlare di una visione olistica dell’anatomia?

Certamente. Quella che qui propongo è una visione di un’anatomia integrata e non segmentata, che si basa sulla propriocezione, sulla cinestetica del corpo, sul sentire e sulla percezione, delle connessioni della struttura corporea nella statica e nel movimento, utili all’applicazione pratica nella terapia manuale e nell’educazione al movimento. Il focus del libro è il sistema della fascia che dà energia, supporta e connette tutti i tessuti e traduce le contrazioni muscolari in movimento organizzato. Molti passi avanti sono stati fatti nella ricerca in questo campo, da quando la dottoressa Ida Rolf (mia iniziale insegnante) iniziò il suo lavoro di fisiologa clinica. Con il mio libro ho cercato di dare un ulteriore ed originale contributo alla mappatura di questa rete, alla comprensione del suo enorme significato per la salute e per lo sviluppo degli approcci terapeutici che possono beneficiare delle sue molte funzioni. I meridiani miofasciali sono un modo globale di guardare i pattern muscolo-scheletrici, che porta a nuove strategie di trattamento, di cura e di educazione. Una volta compresi i singoli pattern di questi meridiani miofasciali e individuate le connessioni, è possibile servirsene con facilità, per la valutazione, nei vari approcci terapeutici ed educativi di facilitazione del movimento.

Quali sono gli indirizzi educativi e le applicazioni terapeutiche che ne derivano?

Tutti gli interventi terapeutici sono una conversazione tra due sistemi intelligenti: questo libro non si pone lo scopo di favorire una tecnica a scapito di un’altra, né di postulare un meccanismo perché ogni tecnica funzioni. È possibile utilizzare lo schema dei meridiani miofasciali per capire il più vasto pattern dei rapporti strutturali dei propri pazienti e successivamente applicare qualsiasi tecnica si abbia a disposizione per risolvere quel pattern. Molto del lavoro di manipolazione degli ultimi 100 anni, come la maggior parte del pensiero occidentale per secoli, si è basato su un modello meccanicistico e riduzionistico: si esaminano le cose scomponendole in parti sempre più piccole, per esaminare la funzione di ciascuna di esse. La teoria dei meridiani miofasciali non elimina il valore delle molte tecniche e analisi basate sui singoli muscoli, ma le colloca nel contesto del sistema, legando le parti una all’altra, invece di dissezionarle ulteriormente, e osservandone i rapporti sinergici in un insieme il cui comportamento non corrisponde al comportamento della somma delle parti. Ciò che viene fatto in questo libro è tracciare i binari dei meridiani miofasciali realizzando dei percorsi verso una comprensione olistica del tessuto connettivo e la sua interazione con altri sistemi corporei.

I percorsi dei meridiani miofasciali corrispondono ai meridiani dell’agopuntura?

Anche se presentano qualche sovrapposizione tra loro, i meridiani miofasciali e quelli dell’agopuntura non si equivalgono. Le linee meridiane miofasciali non sono i meridiani dell’agopuntura, ma linee di trazione basate sull’anatomia classica occidentale, che trasmettono lo sforzo e il movimento attraverso la miofascia corporea intorno allo scheletro. L’uso del termine “meridiani” vuole richiamare concettualmente i meridiani della longitudine, che circondano la terra. Nello stesso modo questi meridiani circondano il corpo, delineando la geografia e la geometria all’interno della miofascia. Possiamo quindi, mantenendo l’analogia geografica, parlare di “anatomia longitudinale” (definendo per converso “anatomia di latitudine” quella classica) e individuare un continuum di percorsi, che attraverso la miofascia connettono i muscoli lungo l’asse verticale del corpo senza soluzione di continuità. Nell’esaminare il modo in cui questi percorsi di collegamento e trazione influiscono sulla struttura e sul funzionamento del corpo, la nostra concezione anatomica di fondo non è quella classica, di centinaia di muscoli, ma quella di un unico muscolo con centinaia di “tasche”: tale schema va comunque considerato un supplemento e non una sostituzione delle attuali conoscenze sui muscoli.

Ci può fare un esempio?

Facciamo un esempio di una parte di un meridiano miofasciale: il polo superiore della Linea Frontale Profonda e la connessione ecto-, meso- ed endodermica. La parte più alta della LFP è un affascinante incrocio psicologico. Il percorso posteriore del legamento anteriore longitudinale si unisce proprio anteriormente al forame magno, il tracciato medio della faringe si unisce anteriormente a esso e il tracciato anteriore del complesso ioide-laringe si unisce, insieme ad altre inserzioni, alle ali inferiori dello sfenoide. Si vuole fare qui notare la vicinanza topografica di questi punti alla contiguità morfogenetica delle strutture embrionali dell’ectoderma, mesoderma ed endoderma. Sedendosi letteralmente nella sella dello sfenoide (sella turcica), l’asse ipotalamo-ipofisario è un nodo di giunzione centrale del corpo sia fluido che neurale, di derivazione primariamente ectodermale. Questa cosiddetta “ghiandola primaria” siede sotto il “circolo di Willis”, a contatto con il sangue appena portato dal cuore e pronta a fornire i suoi potenti stimoli ormonali per regolare l’attività dell’organismo. Proprio dietro e sotto di questa si trova la sincondrosi dell’articolazione sfenobasilare, un fulcro centrale del movimento craniosacrale, essa stessa una caratteristica centrale del corpo fibroso, il corpo mesodermico, la rete di collagene e di tutti gli impulsi muscolari che producono le onde fluide. Proprio dietro e sotto di questa (ma tutto entro pochi centimetri) si trova il tetto della faringe, struttura che si continua con l’esofago, che origina dal foglietto endo-dermico. Gli umani sono strutturati in maniera unica tale che la direzione degli intestini essenzialmente la verticale dalla bocca all’ano) e la direzione del movimento (orizzontale e in avanti) non siano le stesse. Nel nostro viso “mordere” è stato subordinato al “vedere” e l’intestino è appeso da questo centro cruciale al fondo dello scheletro. Ci si potrebbe domandare come comunicano queste “scatole di giunzione” prossimali. Possono preparare le labbra per ricevere un bacio o per gustare una fragola essere sentiti nell’articolazione sfenobasilare o percepiti dalla pituitaria? Al limite, si potrebbe immaginare una funzione inter-regolatoria tra questi sistemi principali che abbia luogo da questo punto di prossimità.

Come è organizzato il contenuto del libro?

Dopo i primi due capitoli, che esaminano e spiegano il concetto dell’approccio basato sui meridiani miofasciali alle strutture anatomiche del corpo, vi sono una serie di capitoli nei quali vengono elaborati e presentati i meridiani principali: Linea Superficiale Posteriore, Linea Superficiale Frontale, Linea Laterale, Linea a Spirale, Linee del Braccio (quattro distinti meridiani miofasciali, che vanno dallo scheletro assiale ai quattro lati del braccio e della mano), Linee Funzionali (due: Frontale e Posteriore), Linea Frontale Profonda. Il primo di questi capitoli (Cap. 3, La Linea Dorsale Superficiale) contiene una presentazione estremamente dettagliata della linea stessa, in modo da chiarire concretamente i concetti dei meridiani miofasciali. I capitoli successivi, sugli altri meridiani, sono redatti adoperando la terminologia e la struttura sviluppate in questo. Tutti i capitoli sono corredati con illustrazioni a colori dei meridiani stessi e numerose altre tavole e illustrazioni dei dettagli anatomici delle strutture muscolari e fasciali. Vi sono inoltre descrizioni, diagrammi e tabelle che sintetizzano e permettono di afferrare rapidamente e chiaramente i concetti espressi. Dopo la trattazione dell’intera serie degli undici meridiani miofasciali, nel decimo capitolo si procede a qualche applicazione pratica degli schemi delineati, in riferimento ad alcuni comuni movimenti. Il successivo ed ultimo capitolo descrive un metodo di esame posturale della posizione eretta, così come viene utilizzato nel modello dell’Integrazione Strutturale.