Occlusione e concetti craniosacrali

I principi dell’osteopatia cranica sono stati descritti da A. T. Still alla fine del XIX secolo.
W. G. Sutherland sottolineò l’esistenza di un movimento all’interno del cranio, movimento indipendente dal ritmo cardiaco e respiratorio.

Detto movimento è stato chiamato “Movimento Respiratorio Primario” o MRP; lo si può osservare con la palpazione e possiede un ritmo di circa 13 – 12 cicli al minuto per un’ampiezza di 25 micron.
Questo ritmo varia con gli stati di salute e rallenta con le malattie.
In questo modo V. Frymann ha dimostrato che nei lattanti c’è una correlazione molto marcata fra il ritmo del MRP e le sofferenze postatali.
Sui principi dell’osteopatia cranica abbiamo sviluppato un concetto di occlusione che fa riferimento a molte esperienze e studi
Oggi l’esistenza del MRP, attribuita alla fluttuazione del liquor, si amplia con le teorie elettromagnetiche di oscillazione delle cellule.
Possiamo considerare il MRP come una risultante di diverse frequenze cellulari che si esprimono in quello che ora chiamiamo Sistema Respiratorio Primario SRP.
Emergono due aree topografiche d’attività, derivanti da questo sviluppo cerebrale, che non esisterebbero senza ricordare il concetto sviluppato da A. Dambricourt e Malasse che daranno origine alla morfogenesi ossea del cranio.
Una distinzione in regione cranica anteriore e posteriore si effettua intorno al corpo dello sfenoide o alisfenoide, che rappresenta la regione di stabilità, d’equilibrio.
Quest’attività dinamica non cesserà mai e con la sua informazione sostiene le strutture che, bisogna già sottolinearlo, potranno essere modificate in caso di cambiamento di questa stessa informazione.
Il concetto osteopatico attribuisce alla Sincondrosi Sfeno – Basilare (SSB) un ruolo – cerniera nella dinamica cranica, in cui s’esprime il movimento di flessione – estensione del MRP.
M. Stricker e B. Raphaël distinguono alcuni insiemi crono – topografici influenzati da un “conformatore comune” che si sviluppano dallo sfenoide:
Queste due grandi correnti d’attività biodinamica concorrono alla costruzione del cranio e al mantenimento della forma organizzando:
lo sviluppo anteriore del cranio che ha inizio dal presfenoide e interessa le ossa vomere – palatino – etmoide, zigomatico, frontale, premascellare e mascellare;
lo sviluppo posteriore, che ha inizio a livello del postsfenoide e interessa l’osso occipitale, temporale e la mandibola.

M. J. Deshayes è partita dalla nozione di coppia funzionale maxillo – mandibolare di J. Delaire per organizzare una biodinamica cranio – facciale equivalente.

Questa comprensione porta a una visione completamente nuova dell’odontogenesi e dell’occlusione: i denti sono contenuti nei bozzetti ossei dell’osso mascellare superiore e della mandibola.
L’osso mascellare dipende dalla sfera anteriore, la mandibola dalla sfera posteriore; l’occlusione è la traduzione dello stato dinamico oscillatorio del cranio. Essa rappresenta una sutura aperta, cioè una regione scappatoia di tensioni craniche.
Non dimentichiamo che il concetto di osteopatia è sostenuto dall’unicità del corpo, unicità realizzata dalle fasce, cioè il tessuto connettivo e le aponeurosi che si dipartono dalle dure madri.
Goethe e successivamente Steiner sostenevano che le ossa del cranio non erano che delle vertebre trasformate e che esisteva una continuità strutturale colonna vertebrale – cranio. Così il presfenoide rappresenta la prima vertebra, il postsfenoide la seconda, l’osso occipitale la terza. L’atlante è in realtà la quarta vertebra e si comporta come un vero e proprio menisco adattativo colonna vertebrale – cranio.
La malocclusione si presenta come una scoliosi cranica.
Da un punto di vista biodinamico, se si considera il cranio come un pallone in caucciù, è possibile schematizzare i grandi assi delle forze di sviluppo:
una tensione posteriore verticale comporterà un’apertura anteriore;
si tratta di casi tipici di beanze anteriori o “open bite” (morso aperto);
una pressione trasversale favorirà l’allungamento anteroposteriore e il prognatismo;
una pressione anteroposteriore favorirà la riduzione anteroposteriore, l’allargamento trasversale e la retrognazia ;
Quindi, anche la posizione del feto in utero nel ventre materno non è insignificante come sembrava.
Ma anche alcune sofferenze neuronali emotive potranno modificare questa dinamica oscillatoria cranio – facciale.
Alcune asimmetrie di sviluppo deriveranno da queste tensioni, ma anche i traumi e le cadute postatali avranno la loro importanza.
Quando i denti stanno per entrare in contatto, per impostare l’occlusione, compare un nuovo fenomeno. Tramite la loro innervazione trigemina, attraverso i loro recettori desmodontali, avremo l’installazione di un ciclo cibernetico di retroazione: il sistema si blocca da sé.
Ora non ci sono più vere e proprie possibilità di manovre osteopatiche per eliminare questa barriera.
Allora è lo sblocco occlusale che può ridare libertà al sistema e modificarlo per mezzo di una nuova informazione dentaria e cranica.
E’ per questo motivo che noi abbiamo distinto due sottosistemi:

  1. il sistema craniosacrale come sistema fluido, meningeo, osseo etc;
  2. il sistema craniomandibolare o mandibolare;

che si riuniscono nel sistema centrale dell’individuo, il sistema craniosacrale mandibolare.
L’ortopedia odontomaxillofacciale deve intervenire, e il più rapidamente possibile, altrimenti l’organizzazione posturale s’instaurerà in relazione a quest’asse di fissaggio.
Le terapie ortopediche craniomandibolari mediante doccia procederanno allo stesso modo in altre situazioni di tensioni temporomandibolari; avremo così un sistema centrifugo cranico e centripeto occlusale. Ma l’occlusione è molto più adattatrice che conformatrice o iniziatrice: sono la distruzione della continuità occlusale intra- o interarcata e i traumi che provocano le patogenesi iniziatrici.
Spesso l’elemento scatenante è un co – fattore emotivo; ma, in compenso, modificando quest’occlusione, ottimizzandola, si riorganizza la dinamica cranica e si agisce sulla sua funzione di conformatore del cranio.
Queste interrelazioni costanti dimostrano che l’occlusione è un processo biodinamico continuo e quindi non può essere assimilata a questo concetto di stabilità che gli si riconosce finora.
Tuttavia il chirurgo – dentista ha un’occasione incredibile; davanti a lui c’è, grazie alla posizione spaziale dei denti, il libro della vita del suo paziente ben spalancato!
Il vissuto del suo paziente si estende secondo le sofferenze della sua occlusione.
Ne ritroviamo il simbolismo e le affermazioni nelle scuole psico-morfologiche.

Liberamente tratto da Orthoposturodontie M.Clauzade