Traduzione in italiano:
Le cose sono fatte con e al bambino, quotidianamente, di continuo, etc nessuno gli dice una parola, ci si chiede che accidenti gli stanno facendo…
Li tocchiamo, gli strizziamo le guanciotte, gli cambiamo i pannolini, gli diamo le medicine, e non gli diamo nessuna informazione…
ora diciamo che un bambino nasce ha una grossa congestione polmonare, i polmoni non riescono a pulirsi, lo intubiamo per drenare, in seguito io vedrò questa famiglia molte volte i fluidi, il bambino avrà problemi di suzione, di attaccarsi al seno e di alimentarsi, le mamme avranno difficoltà a far calmare il bambino, il bambino piange, incontra difficoltà di vario tipo. La ragione, o almeno una parte delle ragione, è, io credo, che nessuno sta dando al bambino informazioni su quello che gli stanno facendo. Nel nostro lavoro, incontriamo le famiglie dopo che sono passate attraverso situazioni piuttosto terribili, come parti cesarei, estrazioni con la ventosa, una quantità di interventi in cui nel prendere le decisioni sono stati in certo qual modo scavalcati, sì certo le persone devono firmare documenti di liberatoria e tutta quella roba, ma c’è una pressione sulle famiglie perché prendano quella decisione, invece che supporto.
In questo processo così importante ci sono due livelli: uno è quello in cui la mamma e il papà devono fare in risposta alle necessità mediche, quali che esse siano, se io vedo che uno ha bisogno di un cesareo, se io penso che quello è il modo migliore per un bambino per poter nascere, io sono lì a richiederlo. Io sono completamente a favore dell’uso appropriato delle tecnologie mediche, del sapere medico…davvero lo sostengo. E dopo seguo molte molte famiglie con visite settimanali, madri e bambini in depressione post partum, perché hanno vissuto delle esperienze e non c’era nessuno lì con loro, in primo luogo, a dirgli, uno, che accidenti gli stavano facendo e a dargli delle informazioni passo passo: ora farò questo, ora farò quest’altro. Io mi aspetto che il mio dentista faccia così quando lavora con i miei denti e quello che vediamo è che quando il medico include il bambino nella conversazione: piccolino, ora devo fare questa cosa, mi dispiace, lo so che è difficile e so anche che può essere dolorosa, scusa. E procede con un certo ritmo tale che il piccolino sa che c’è qualcuno che lo include, invece che fargli delle cose passandogli sopra. Quando succede questo, quando un medico da’ informazioni al bambino, da’ informazioni alla mamma, al papà o al partner, a qualche livello il bambino riceve l’informazione e questo apre le porte perché questo infante, questo essere senziente possa cooperare con le necessità mediche, c’è una sensazione che sì questo è necessario, okay ho capito, ho bisogno di farlo, so che sarà dura. Non è solo la madre o il padre, il partner che arriva a questo punto, è il bambino che ci arriva. E’ un’idea radicale, assolutamente radicale: non accadrebbe così se il bambino non avesse la capacità di saperlo.