Interezza, Wholeness

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Sono particolarmente affezionato a questa definizione che sostiene l’idea del recupero dell’Interezza come recupero della Salute. L’idea stessa di Interezza mi fa sentire completo, non ho più bisogno d’altro. Le esperienze della vita, i traumi, i disagi, le malattie, e quant’altro hanno creato frammentazione nel mio essere. Ritrovare l’Interezza è forse la strada per il benessere e la soluzione al disagio. Certo è che negli ospedali non troveremo mai un reparto dedicato all’interezza. Ogni settore ospedaliero si occupa di una parte di noi, di uno o più dei sistemi del corpo, nessuno di tutti quanti insieme. E’ il paradigma olistico, la wholeness, in inglese. Ma l’interezza non è solo un concetto, è un’esperienza biologica, incarnata. Il primo giorno della nostra esistenza, ovvero quando siamo stati concepiti, abbiamo sperimentato l’interezza, eravamo una unica cellula, lo zigote. Un essere umano unicellulare come dice l’embriologo Jaap van der Wal.

Quindi il nostro primo giorno eravamo un tutto unico, unione di due polarità.

Da lì in poi ci siamo suddivisi. Metaforicamente potremmo dire che ritrovare l’interezza è come cercare di raggiungere lo stato originario di uno, di totalità così come siamo stati.  “Il cuore di questo lavoro è percettivo” scrisse Jealous nel 2001 “Noi impariamo a sentire il Tutto. Quando incontriamo i nostri clienti vediamo il Tutto, un evento assai raro al giorno d’oggi”.

Ancora una volta l’esperienza vissuta dell’Interezza è un agente terapeutico orientato alla Salute che si sperimenta nelle sedute di craniosacrale. La dimensione del corpo fluido è una dimensione di interezza. Quanto la sensazione vissuta da chi riceve un trattamento è:

“Mi sembra di galleggiare, di fluttuare, il mio corpo non aveva più peso”… “Mi sentivo espanso…” “Era come essere in contatto con l’origine…” sono tutte manifestazione dell’interezza.

E’ attraverso l’interezza che il corpo, attiva i propri meccanismi di autoguarigione. Come se il Tutto, appunto, reclamasse la propria integrità. 

Un esercizio. 

Le premesse per un esercizio di percezione sono spesso le stesse: 

Entrate in uno stato di Presenza. Usate la metodologia della Mindfulness. Ascoltate il vostro corpo, partendo dal respiro. Usate tecniche di meditazione, o quello che conoscete. Va tutto bene per mettersi in uno stato sicuro e tranquillo orientato all’ascolto di Voi stessi. Gli occhi si chiudono e gli altri sensi non si rivolgono più al mondo esterno ma, in condizioni di assoluta sicurezza esterna, al vostro mondo interno. Assestatevi per i primi minuti ascoltando il vostro respiro e il battito del cuore.

Seduti o sdraiati provate a immaginare di sentire come è la vostra interezza

Ascoltate dentro di Voi come risuona la parola Interezza.
Che senso vi dà?
Come la sentite?
Ha una dimensione ?
Una forma, un colore? o… 

Può aiutare l’idea di pronunciare alcuni dei sinonimi della parola e vedere come risuonano dentro:
Come è, come sento la mia Completezza, la mia Globalità, la mia Pienezza, la  mia Totalità. …

Ognuno di Voi avrà il suo proprio senso di interezza, ma scommetto che nell’esperienza percettiva, la sensazione dell’interezza non è confinata nella pelle, è più ampia del corpo fisico.

E questo risultato (che dò per assodato per esperienza, ma potete condividere il vostro con me scrivendomi) potrebbe essere riferito all’esperienza del nostro essere stati embrione e che ha vissuto nove mesi in una dimensione più grande, o dal fatto che sentiamo naturalmente che non siamo confinati dentro la pelle, l’Interezza è quello che è coinvolge la nostra dimensione di Corpo Mente Spirito, o come diceva Still Materia, Mente, Movimento o qualunque altra definizione di noi come esseri coscienti e consapevoli.

Paolo Maderu Pincione
info@craniosacrale.it