A proposito di “Biocinetica e Biodinamica”

L’embriologia è da sempre considerata una materia di base per gli studi biologici, in generale, e medici, in particolare. Una lunga tradizione scolastica ha portato  questa materia ad occupare i primi tempi della formazione di un futuro cultore della “cura” dell’essere umano. Tale cultore passerà il tempo successivo del suo lavoro ancorato allo studio delle malattie e della loro cura, allontanandosi progressivamente dal ricordo di come e perché le strutture si combinano all’origine per dare il via all’avventura chiamata vita.

In questo dimenticare progressivo anche l’embriologia stessa ha avuto delle colpe. Soprattutto, quelle di eccedere nella parte descrittiva, di separare tessuti, organi e apparati senza dare una valida ragione del perché le parti formano un insieme omogeneo e di non agganciare alla pratica clinica dell’uomo, ormai non più embrione o feto, le caratteristiche e qualità delle forze che spingono un tessuto ad essere quello che è: dall’embrione all’adulto una cellula ed un tessuto devono avere un leit motiv che dia loro continuità e individualità.

Il corso di embriologia tenuto dal Prof. Brian Freeman è basato sulle teorie del Prof. Erich Blechschmidt e vuole superare questa impasse. L’embrione è studiato attraverso una connotazione dinamica caratterizzata da rapidi cambiamenti di forma e dimensione. Questa visione dell’embrione in via di differenziazione costringe a concepire lo sviluppo in maniera radicalmente diversa dal momento che gli enormi cambiamenti di dimensione e di forma sono presenti a tutti livelli di scala. Le cellule e i tessuti, gli organi e gli apparati fino ai sistemi si conformano sul presupposto che le differenziazioni avvengono sempre a cominciare dall’esterno (della superficie della cellula, dell’organo e dell’embrione) per poi procedere verso l’interno. In questo divenire sono le forze (p. es. le trazioni e le pressioni) la causa di tutti i movimenti, questi vengono generati all’interno dell’embrione in conseguenza delle diverse velocità del processo di crescita degli organi e dei tessuti. Per Blechschmidt la membrana citoplasmatica è estremamente sottile e molto flessibile, per cui  la forma delle cellule rifletterebbe la tipologia delle forze esterne che agiscono su di essa. La conclusione di questa idea è che certi tipi di tessuto vengono a formarsi laddove alcune specifiche forze tridimensionali agiscono su di essi (campi metabolici in fase avanzata) e non altrove. Secondo questa prospettiva, il nucleo della cellula viene considerato come un centro reattivo che risponde ai vari stimoli in base a tempistiche particolari e modalità specifiche. Molto di quanto il corso propone è stato in questi ultimi due decenni ampiamente dimostrato da Donald E. Ingber attraverso lo studio della trasduzione meccanica tra ambiente extracellulare, citoplasma e nucleo cellulare con la formulazione biologica dei principi della tensegrità dovuti agli ancoraggi transmembrana  delle integrine.

L’odontoiatra, l’ortodontista, il fisiatra, l’ortopedico, l’osteopata, il fisioterapista e il logopedista e tutti coloro che operano in ambito protesico e riabilitativo non possono che trovare eccitante la possibilità che i tessuti possano mantenere una reminiscenza embrionale, non iscritta direttamente nel DNA, ma attivata attraverso quest’ultimo qualora la cellula post-embrionale sia messa nella condizione “embrionale”  di trazione-pressione desiderata per quel tessuto.

vedi anche

http://www.craniosacrale.it/blog/risorse/galleria-immagini/embriologia-museo-blechschmidt/