Bilanciamento delle tensioni legamentose

La terapia che Still e Sutherland praticavano alle origini dell’osteopatia. Tratto dai capp. I e II

di Pietro Cascianelli – Marrapese editore

GENERALITÀ

Esamineremo in questo libro le tecniche che Sutherland ha personalmente usato, al di fuori del cranio, per curare il resto del corpo.

Quando il suo concetto osteopatico arrivò in Europa fu percepito, soprattutto, quanto egli aveva detto sul cranio, mentre egli e molti suoi allievi lavoravano anche sul corpo.
Si tratta di tecniche che il dott. Sutherland praticava sui contadini ed in persone che eseguivano lavori manuali all’inizio del XX secolo. La loro peculiarità è che esse intervengono sulle forze interne del corpo e non su quelle esterne. In origine erano usate per persone robuste, ma, successivamente, trovarono impiego per il trattamento anche di persone molto sensibili, delicate.
Bilanciamento delle tensioni legamentose

Sutherland imparò tali tecniche ponendo le proprie mani su quelle del dou. Still. Apprese così come le articolazioni siano in grado di correggersi da sole, percependo come i legamenti avessero un potere molto forte nel normalizzare tali disfunzioni articolari. Tale meccanismo legamentoso auto correttivo è intrinseco.
Noi conosciamo bene l’azione dei muscoli, ma ci sono anche i legamenti che limitano, bilanciano e guidano i movimenti articolari.
Quello che egli percepì, nell’omeostasi del corpo, è che l’articolazione mpuò ritornare da sola ad una posizione normale e che i legamenti sono un agente molto importante nell’autocorrezione della disfunzione.
La messa in tensione legamentosa porta, inizialmente, ad un peggioramento della lesione e solo in un secondo tempo ad una stabilità articolare. È su questo principio che Sutherland ha sviluppato le sue tecniche che per tanti anni utilizzò nei confronti dei suoi pazienti, e su questo stesso principio ebbe inizio successivamente l’osteopatia in campo craniale. La differenza è che a livello articolare abbiamo dei meccanismi legamentoso-articolari, mentre a livello del cranio abbiamo delle articolazioni suturali piccole che sono sospese da membrane e non da legamenti; per questo Sutherland parla qui di meccanismi membranoso-articolari. Dunque l’aspetto più importante a livello articolare è quello legamentoso, mentre a livello craniale è quello membranoso.

PRINCIPI DI EMBRIOLOGIA VERTEBRALE
Vediamo adesso alcuni principi di embriologia vertebrale.
In osteopatia un’articolazione è una relazione fra due componenti che assume un significato particolare a livello della colonna vertebrale.
Se osserviamo la crescita dell’embrione vediamo come il disco embrionano si sviluppa fra il 16° ed il 27’ giorno. Un rilievo, che si forma progressivamente dalla parte caudale verso quella cefalica, prende il nome di notocorda, da cui originerà il sistema nervoso.
Lungo questa linea avverrà l’organizzazione verticale e segmentaria del corpo e sarà in questo stadio che la notocorda darà luogo alla formazione dei soniti (da cui deriveranno i dischi ed i corpi vertebrali).
Ciascun segmento è costituito dalla metà della vertebra superiore e dalla metà di quella inferiore, con in mezzo il disco intervertebrale.
Ciò significa che quando facciamo una correzione osteopatica di una restrizione fra due segmenti, in realtà ridiamo armonia ad un unico segmento, poiché, da un punto di vista embriologico, il centro del segmento stesso è rappresentato dal nucleo polposo.
Nell’embrione c’è dunque già una visione globale di come il corpo dovrà essere; esiste in lui un’intelligenza innata vecchia di milioni di anni.


CAPITOLO II: STORIA DEL BILANCIAMENTO DELLE TENSIONI LEGAMENTOSE

II principio del bilanciamento delle tensioni legamentose atto a correggere gli strain legamentosi articolari, usato ed intuito dal dott. Still, si basa più sulle forze naturali che sono nel paziente piuttosto che nell’operatore.
Non ci sono in questa tecnica né thrust, né scosse, né l’uso di leve lunghe.
Still intuì il principio di esagerazione della lesione fino al punto del rilasciamento, per poi permettere ai legamenti di ricondurre i pezzi ossei in una relazione spaziale normale.
Egli trattava i suoi pazienti con estrema cautela, attento a non alterare la delicatezza ed il benessere dei tessuti che apprezzava sotto le sue dita, e trasmise agli studenti, che erano sotto la sua diretta supervisione, tale concetto di rispetto per i tessuti, le strutture ed il loro funzionamento.
Dopo Still, tuttavia, molti giovani terapeuti, pieni di entusiasmo, cominciarono ad eseguire delle tecniche strutturali vigorose, che producevano il classico «pop» manipolativo, senza a volte tenere conto della forza necessaria a produrlo. Ciò conferì a queste persone un senso di realizzazione, ma dette all’osteopatia pure la reputazione di essere una medicina rude, dolorosa, ed anche pericolosa, un marchio che in parte persiste tra le persone non ben informate
L’enfasi che Sutherland pone sui legamenti riguarda la loro attiva partecipazione al bilanciamento articolare.
In realtà i legamenti da soli non sono responsabili degli strain o delle correzioni articolari, esiste, infatti, un’attività idraulica e muscolare, che provvede alla tensione ed alla contro-tensione, atta a bilanciare l’articolazione stessa.
Essi giocano tuttavia un duplice ruolo, essendo gli elementi che hanno la maggiore componente propriocettiva all’interno dell’articolazione ed essendo pure attivi nel guidare la forza e la direzione di un’articolazione.
Un trauma può indurre una lesione o uno strain legamentoso articolare in cui i tessuti sono traumatizzati, ma se i legamenti non si strappano c’è ancora qualcosa che sta tentando di mantenere uno stato di relativo bilanciamento. Infatti, se i legamenti in una distorsione non si lacerano, essi allora cambiano forma e viene mantenuto un bilanciamento meccanico in cui tutti essi mantengono un’uguale tensione attorno ad un fulcro fisiologico, il quale presenta spesso uno sviluppo assiale attorno cui le strutture si muovono.
Lo schema mostra i limiti fisiologici del movimento per il meccanismo articolare membranoso o legamentoso. Le parti in nero più esterne rappresentano i limiti anatomici, oltre i quali si giunge alla lussazione.
L’effetto del trauma in questo meccanismo è rappresentato dal cerchio con il fulcro fuori centro. Lo schema rappresenta una situazione dove la forza del trauma ha spostato il punto di bilanciamento nella sua stessa direzione e dove il nuovo punto di bilanciamento rappresenta il fulcro della lesione.

Schema di Lynn Holler