L’embrione, il luogo dello spazio.

Da sempre stud
iamo la struttura, ora qui si tratta di studiare lo spazio. Quando arriviamo a essere presenti a noi stessi, entriamo in contatto con questo ritmo, così fluido, e con questo senso di spazio. Bonnie B. Cohen

Ecco, io sento che quando si entra in uno stato meditativo o si è partecipi di forme di sottile movimento interiore, come nelle pratiche del Body-Mind Centering® – o in altre come il Continuum, il Movimento Autentico, la danza Sufi, la Contact Improvisation, il Katsugen Undo – s’arriva a un punto in cui ci si connette a un senso primordiale dello spazio: leggerezza, agio, flusso. Ecco che allora veniamo a trovarci nel luogo in cui si trova lo spazio.

Lo sviluppo embriologico in quanto embodiment dello spazio piuttosto che embodiment della struttura. Il “luogo” che ho intenzione di condividere con voi è il vuoto. Il nostro primo embodiment, prima ancora di dare corpo alla struttura, è quello che noi facciamo in relazione allo spazio vuoto. Durante la nostra vicenda embriologica, noi passiamo attraverso una serie di spazi. Non è che noi semplicemente si abiti lo spazio; noi lo spazio lo creiamo. 

Il sacco vitellino viene assorbito

Bonnie – Torniamo al percorso evolutivo del feto. Dunque, alla fine della terza settimana, il tratto digerente, il cervello e il cuore hanno cominciato a svilupparsi. E ora, alla fine della quarta settimana – pensate a quante cose sono già successe in una settimana! – il sacco vitellino viene assorbito all’interno del “ventre” dell’embrione.

“Ingurgitato” il sacco vitellino nella sua propria pancia, l’embrione comincia a curvarsi prendendo una forma a C. Posteriormente, la cavità amniotica inizia a espandersi tutt’intorno all’embrione e quest’ultimo comincia a nuotare nel fluido amniotico. Il sacco vitellino, una volta esaurita la maggior parte della sostanza nutritiva, diventa, così io sento, il sacco peritoneale, che, nell’adulto già completamente sviluppato, è sede della maggior parte degli organi addominali. I cinesi chiamano questa zona il “mare del chi”.

Il Mare del Chi (ovvero Qi Hai in cinese): in agopuntura ci sono due punti Qi Hai usati per accedere alle riserve di chi dove il chi “si comporta come acqua che va a defluire nel mare”, Who Can Ride the Dragon? di Zhang Yu Huan & Ken Rose, p. 219. Questi punti vengono chiamati “dan zhong” (nel centro dello sterno) e “qi hai” (un cm e mezzo sotto l’ombelico). L’espressione Mare del Chi è anche usata riferendosi al basso tantien (campo dell’elisir), una zona interna al corpo situata sotto l’ombelico e davanti alla spina dorsale, dove il chi è conservato e trasformato. Sebbene la borsa dell’omento cominci più in alto (dietro lo stomaco) rispetto al tantien che sta in basso, respirare nella borsa omentale permette il passaggio nelle varie sacche e pieghe della cavità peritoneale che circondano il basso tantien.

Tu diresti quindi che è questo “il luogo dello spazio”?
Bonnie – Io credo che siano molti i punti che possano condurci al “luogo
dello spazio”; ciascuno di essi comporta una diversa qualità spaziale.
Nell’embodiment dello spazio a livello embriologico il sacco vitellino è uno
dei punti su cui concentrarsi. Da adulti la membrana peritoneale della cavità addominale (che si forma dal sacco vitellino) contiene gli organi interni e il liquido sieroso. Se rafforziamo queste membrane e se cominciamo a sentire lo spazio che accoglie gli organi, sentiamo di esserci realmente, liberi, senza cose da fare. Lo spazio non può avere impegni pressanti. Se pensiamo allo stomaco, alla milza o agli altri organi, allora si può parlare di impegni all’ordine del giorno. La scoperta della borsa omentale Bonnie – La borsa omentale è lo spazio ovvero la cavità [formatasi, durante la vita fetale, attraverso la rotazione del tratto digerente] situata dietro lo stomaco, davanti al pancreas e sotto il fegato. “Borsa” significa spazio. Sollevando il piccolo omento [uno strato di peritoneo tra lo stomaco e il fegato], subito dietro si trova lo spazio della borsa omentale.

Borsa omentale. Schema dell’addome (vista sagittale) con la borsa omentale (tratteggiata) all’interno dell’area peritoneale. Disegno: Karen Murley Da: The Anatomy Coloring Book, Second Edition: Wynn Kapit, Lawrence M. Elson. Addison-Wesley Educational Publishers, Inc., 1993.

Nella parte posteriore si trova il forame epiploico, (o di Winslow) una cavità che connette la borsa omentale al grande sacco del peritoneo, dove si trovano quasi tutti gli organi interni. Quando ho provato per la prima volta a respirare in questa zona, ho scoperto che normalmente non lo faccio. Ora vi devo raccontare una storiella: circa tre anni fa, mio marito Len mi ha detto di non sapere come il respiro arrivasse al coccige e poi risalisse su per la spina dorsale. Non vediamo una struttura che lo faccia, ma ciò accade. Diversi testi classici cinesi dicono “non insistere e non resistere”; “cedere porta successo”; “alla fine l’inspirazione e l’espirazione diventano un tutt’uno”; “gradualmente, gradualmente, gradualmente”; “respira come se stessi tirando fuori seta da un bossolo”. Ecco, queste sono le varie immagini che mi hanno guidato nelle mie esplorazioni.

La cavità midollare: buona salute e longevità
Bonnie – [Bonnie si distende sul lettino] Due cose a proposito del respirare nel tantien: una è di tenere l’energia del cuore nel tantien; l’altra è che quando sviluppate energia nel tantien, essa raggiunge la coda, va su per la spina dorsale, scende fino ai piedi, passa attraverso il corpo intero. E raggiunge il midollo osseo. Quando si trova nel midollo, forma un rivestimento, una sorta di fodera, nello spazio interno dell’osso, nella cavità midollare. E quando questo accade, le porte della buona salute e della longevità si aprono. Ecco, qualcosa su cui concentrarsi. Prima che Len mi raccontasse quella storia, avevo passato più di trent’anni a praticare la respirazione addominale. Ma ora ve la faccio sentire: mettetevi una da un lato e una dall’altro, ed entrambe ponete le mani su di me, una sulla parte anteriore e una su quella posteriore del mio corpo. [Bonnie fa sentire il respiro addominale]. La mia meta è sempre stata quella di respirare ”sfericamente”: riempiendo tutta questa zona, davanti, di dietro, lateralmente, sopra e sotto. Ora passo a respirare attraverso la borsa omentale… Ho scoperto che se procedo con uno sforzo minimo, il forame epiploico si apre e il mio respiro passa in un’altra cavità, e pian piano attraverso varie cavità. Mi ci vuole un po’ per procedere. Che cosa notate?

Nancy – All’inizio ho sentito maggiore attività nella parte posteriore – in su e in giù – rispetto a quella anteriore. E, a un certo punto, quasi un gorgogliare avanti e indietro, ma più in superficie. E poi, una cosa incredibile – ma forse era una mia proiezione – come se si aprissero delle sacche, non ancora davvero con ritmo, solo parti distinte che si andavano via via aprendo, anche se non ancora integrate in uno schema chiaramente percepibile.

Bonnie – Il fatto è che nessun respiro è uguale all’altro. Diventa un mare di chi. Si muove a onda. Negli ultimi dieci anni ero così debole che quando volevo piegarmi dovevo appoggiarmi a qualcosa. [Nel 1996 Bonnie ha avuto un crollo dovuto alla sindrome post-polio. Per tre anni è stata costretta a casa, poi le sue condizioni, anche se gradualmente, sono decisamente migliorate]. Mettete le mani qui, sulla mia pancia. [Distesa sulla schiena, piega le gambe portandole verso il corpo e poi le allontana]. Quasi non riuscite a percepire che mi sto muovendo, perché le membrane sono diventate così forti che il movimento non è più muscolare. Noi rafforziamo le membrane con “l’embodiment dello spazio”, praticando la respirazione embriologica e riducendo così, quando ci muoviamo, lo sforzo muscolare. Intendiamoci, è ovvio che il movimento lo fanno i muscoli, ma c’è una tenuta dello spazio (della cavità peritoneale che contiene gli organi). È stupefacente. Io sto usando la membrana: e sento che è ciò che rimane del sacco vitellino. È ancora lì.
Tratto dal libro di Bonnie B. Cohen

Epiplon. Dal greco ἐπί (epi→sopra) e πλοον (ploon→che galleggia), derivato di πλεῖν (plêin →fluttuare, navigare), nel senso di ‘(membrana) fluttuante al di sopra’. 
Ripiegatura del peritoneo, derivata dal mesogastrio e dal mesocolon, con funzione di protezione della massa delle anse dell’intestino tenue, che congiunge tra loro i visceri dell’addome; tesa fra i visceri, prende nome di “epiploon (o legamento) gastro-epatico“, detto anche “piccolo omento“, e “epiploon (o legamento) gastro-colico“, detto anche grande omento. Quest’ultimo ricopre la massa intestinale a guisa di grembiule (per questo viene spesso definito “grembiule epiploico“), permettendo alle anse intestinali di mantenere mobilità, grazie alle caratteristiche della sierosa, pur esercitando un’azione di contenimento.

Esiste una “retrocavità degli epiploon“, che comunica con la grande cavità peritoneale attraverso uno stretto orifizio, il forame epiploico di Winslow; detta anche borsa omentale,  ha forma irregolare ed è localizzata dietro allo stomaco, ma si estende oltre i suoi limiti, facilitando i movimenti gastrici.

Forame omentale ( forame premistoppa , forame di Winslow dopo l’anatomico Jacob B. Winslow , o non comunemente aditus ; latino : epiploicum Foramen ), è il passaggio di comunicazione, o forame, tra il maggiore sac (cavità generale (di l’addome)), e il sacco inferiore .

https://en.wikipedia.org/wiki/File:Winslow_EN.svg

vedi

Biodinamiche Viscerali, esofago, stomaco e duodeno, digerire la vita