Sull’Intuizione

di Hugh Milne, da una conversazione registrata in California nel 2007.

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Hugh Milne nasce in scozia nel 1948 da due generazioni di Osteopati, il nonno James C.Thomson aveva studiato con Still, padre e madre anche loro Osteopati e lui frequenta la scuola di Osteopatia di Londra a 19 anni. Quando lasciò Londra nel 1973 c’erano 60 osteopati, quando tornò nel 1982 erano 600. Trasferitosi in USA ha studiato con Robert Fulford nel 1985 e iniziato ad insegnare dal 1986, lavorando per 17 anni all’Esalem Institute come terapista craniosacrale. Ha fondato il Visionary Craniosacral Work®  e,  nel 1995,  scritto il libro “The heart of listening” arrivato ora alla sua 4 riedizione. http://www.milneinstitute.com/ http://www.trainings.co.uk/speaker/hugh-milne/

Introduzione

 Anni fa guidavo in Oregon un bulldozer di nome Ralph. Era un gatto artico di 50 tonnellate impiegato nel progetto di trivellamento della Baia di Proud Hout. Quando siete lassù le temperature toccano i 60 gradi sotto lo zero. Se il bulldozer si arresta avete circa un’ora per ripararlo prima che il diesel cominci a congelarsi nelle condutture e nei tubi d’iniezione, dopo di che la riparazione diventa particolarmente costosa. Pertanto quando Ralph si arrestò, l’installatore arrivò subito in elicottero, disimballò i suoi attrezzi, e cominciò ad esaminare Ralph. Si arrampicò da un lato, provò diverse cose, dette un’occhiata ai livelli dei fluidi, controllò l’alloggiamento della pompa, ma niente sembrava dare una spiegazione al guasto. Ad un certo punto qualcosa colpì l’attenzione dell’ installatore, girandosi aveva visto dietro di sè due Inuit, due abitanti locali. L’installatore pensò: “Devo ripararlo in 30 minuti prima che il diesel congeli, cosa ne sanno loro di gatti artici?”. Ma subito dopo venne catturato da un altro pensiero: “Ebbene , cosa ne so io di gatti artici ? Non sono in grado di far partire Ralph”.

Così guardò nuovamente sopra la sua spalla verso gli indigeni ed uno di loro si avvicinò, indicò la cassa della campana del motore e disse: “Ecco cosa non va, fissa questo ed il bulldozer ripartirà”. L’installatore pensò: “Ok, non vedo come questo possa aver causato l’arresto del motore, ma non so cos’altro potrebbe essere”. Pertanto svitò l’alloggiamento della campana e sostituì il meccanismo. Ralph tornò in vita ruggente. Come avevano fatto a saperlo? Come aveva fatto l’Inuit a sapere che cosa non andasse in quel bulldozer? Lo aveva visto. Questi nomadi, questi cacciatori dei ghiacci, la cui vera sopravvivenza dipende tanto dall’ambiente artico quanto dalle proprie percezioni ed intuizioni, vedevano qualcosa di sbagliato nel campo energetico del bulldozer, nel suo Shen.

Quello che Norman Mailer definisce il “fantasma nella macchina”, si defletteva sopra l’alloggiamento della campana. Di conseguenza erano stati in grado di dire: “Questo è quello che non va” .

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Disciplina e Pratica

 Lo scopo della meditazione non è quello di entrare in una realtà esaltata di equanimità, lo scopo della meditazione è di vedere le cose chiaramente. Vedere le cose come sono realmente e percepire la modifica nello Shen. Sin dai tempi più remoti, come pure oggi in un tempo di difficili provocazioni, lo scopo principale della nostra intuizione è stato la nostra sopravvivenza. L’intuizione è stato il nostro strumento di sopravvivenza nella savana. Quando il cambiamento climatico ci costrinse a vivere in aperta savana abbiamo perso il senso di sicurezza dato dalla presenza di alberi. Là eravamo più piccoli, leggeri, intelligenti, rapidi ed agili, ma anche senza difese, e dipendevamo dall’intuizione per mantenerci vivi. La sopravivenza era guidata dalla semplice intuizione, se andare a sinistra o a destra di quell’albero. Brian Brown Walker nella sua traduzione del libro dei cambiamenti “I Ching” dichiara: “l’aiuto dei più alti poteri è messo a disposizione solamente a coloro che offrono in dono la loro attenzione e la loro calma e pertanto agiscono in modo disciplinato”. In questo senso l’intuizione costituisce uno di più alti poteri. All’inizio di ogni sessione, offriamo in dono la nostra calma e la nostra attenzione. Quest’antica tradizione sottolinea che i percorsi d’accesso alla nostra percezione ed alla nostra intuizione richiedono di :

  1. a) chiedere chiarezza
  2. b) esprimere disciplina
  3. c) offrire in dono la nostra calma e la nostra attenzione.

Nella Bagavat Gita, testo di circa 2800 anni fa, c’è scritto che Krishna disse ad Arjuna: Poiché voi, come me, siete sempre stato e sempre sarete, ora fate il vostro dovere e siate ciò che dovrete essere per questo tempo e per questo posto, qui ed ora, fate il vostro dovere”.

Un invito nei termini del craniosacrale a lasciarsi andare alla marea fluida, e forse anche alla marea lunga, entrando in quella condizione di facilità per cui offrite in dono la vostra calma e la vostra attenzione, come vuole la tradizione di meditazione Vipassana, facilitando con una posizione corretta il vostro Samata, e ottimizzando il vostro modo di respirare.

Vita Merlini è un libro scritto nel 1150 che parla della vita di Merlino. In questo testo Merlino descrive il momento del suo satori, della sua esperienza di investitura iniziatica: “Sono stato trasportato fuori dal mio vero Sé, ero come uno spirito ed ho imparato il segreto di come i pesci nuotano e gli uccelli planano. Ho visto la storia della gente del passato e percepito eventi ancora da venire in futuro. Sono stato trasportato fuori dal mio vero Sé. Ho perso la mia ordinaria identità. In parte quel viaggio mi fa abbandonare l’idea che la stabilità e gratificare l’ego siano gli obiettivi della mia vita”.

Michelangelo disse: “La sicurezza è principalmente una superstizione che non esiste in natura, la vita è un’idea d’avventura o è niente”. Ma la mia definizione favorita sull’intuizione è riportata nel libro L’Alchimista di Paolo Coelho: “L’intuizione è in realtà un’improvvisa immersione dell’anima nel fiume universale della vita, dove la storia di tutta la gente è connessa e possiamo conoscere tutto perché è interamente scritto lì”. Cosi accetto che una pratica disciplinata possa aiutarmi ad aprire e ad approfondire questo percorso d’intuizione. Pertanto, in preparazione, prendo il mio spazio, faccio attenzione alla posizione del mio Samata, comincio ad accedere delicatamente al mio usuale modo di respirare per rendere il mio Sé presente nel qui ed ora, faccio il mio dovere. Permetto a tutti i movimenti estranei al corpo di venire meno. Chiamo la presenza da quel posto del mio orecch
io interno dove sento le difficoltà di ogni persona, e chiedo al mio orecchio interno di aprirsi. Porto la mia consapevolezza alla glabella, all’uscita del canale del mio occhio interno, ai miei bulbi oculari, quello destro e quello sinistro, al palazzo del vento dietro al mio collo ed al canale d’accesso che si delinea dal palazzo del vento, attraverso l’atlante occipitale, passando dai seni respiratori dello sfenoide e dalla parte mediana frontale della glabella, e chiedo a questi canali di aprirsi, vedere, lasciarmi percepire quello che normalmente non può essere percepito. Porto poi, l’energia di un profondo respiro nel mio cuore, percepisco come il mio cuore vuole muoversi oggi, e visualizzo le quattro camere di questo mio cuore pieno, aperto, chiaro e forte. Porto poi la presenza del mio cuore celeste esattamente al centro. Ora dirigo la mia energia, verso l’estremità del mio cuore, che sono le mie mani, le ali del mio cuore e chiedo ad esse, le mie mani da guaritore, di divenire morbide, calde e disponibili …forse persino un poco terse.

Keri Hulme nel suo libro The Bone People scrive: “Le mani sono cose magiche, le mani sono gli occhi per coloro che non possono vedere, orecchie per coloro che non possono udire, lingua per coloro che non possono comunicare, le mani sono cose magiche”. Così rendo presente la magia delle mie mani. Orecchio – occhio – cuore – mani e poi il quinto canale dell’empatia. Nell’empatia siamo tutt’uno con l’altro come già dicevano i Catari, oppure i Lakota Sioux: “Il mio tuk è in tutti noi, ciò a cui noi tutti facciamo riferimento. Posso trasformarmi e diventare te e tu puoi diventare me. E’ un tipo di auto- dissimulazione del mio proprio punto di vista, della mia propria identità, è scivolare nell’identità dell’altro – ecco cos’è l’empatia. L’insegnante di Ridhwan, Sandra Mastri, dichiara a proposito dell’empatia: “Quando avete stabilito con l’altra persona un vero contatto, un profondo contatto personale, potete realmente sperimentare esattamente quello che sta accadendo nella sua anima e la cosa notevole è che non perderete voi stessi”. Ecco cos’è l’empatia. Il fondamento di questa abilità è il radicarmi a terra e la connessione al mio Essere, spesso accompagnato da una grande calma fisica. Così questi cinque canali – orecchio, occhio, cuore, mani, empatia – paragonabili ad un sensibile barometro, permettono di intuire e percepire le preoccupazioni dell’altro, di cosa abbia bisogno, di come posso aiutarlo, e quale sia il nostro rapporto sacro .

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Andrew Taylor Still

 22 giugno 1874, dal giornale di Andrew Taylor Still, fondatore dell’osteopatia: “Sono stato colpito non nel cuore ma all’apice della mia ragione, quell’apice doveva essere in uno stato particolarmente puro, per essere penetrato da una freccia tersa dei principi della filosofia, ho visto tutto questo e di più. Ho visto un grande mondo di stelle dare alla luce altri mondi, ho visto le vite di quei mondi, crescere e morire e riprodursi in accordo alle leggi della natura. Gli stessi processi di espansione e ritiro, si possono osservare nei passaggi che attraversano i bambini nelle varie fasi della vita fisica”. Nel 1894, dopo venti anni, Andrew Taylor Still scrisse ancora di questa esperienza: “Quel giorno ricco di eventi, l’avrei per sempre ricordato e tenuto sacro per me. Parte del tempo, mi sono ritirato dalla presenza degli uomini per meditare sull’evento di quel giorno. Quando ho visto con la forza della ragione compresi che la parola di Dio soddisfa la perfezione in tutte le cose ed in tutti i posti”. Della citazione di Andrew Taylor Still mi colpisce la ripetizione per ben quattro volte di: “Ho visto – ho visto – ho visto – ho visto”. Lo scopo della meditazione non è di permetterci di entrare in un certo regno elevato, lo scopo della meditazione è di permetterci di vedere chiaramente. Successivamente Still puntualizzerà a Herbert Spencer: “Tutti i movimenti funzionali che mantengono in un buon ritmo di sano ascolto il cervello, con le relative forze magnetiche ed elettriche verso le parti vitali, sostengono la vita, la memoria e la ragione. Tutto dipende direttamente ed interamente dall’illimitata libertà del sistema circolatorio, dai nervi e dal liquido cerebrale. Successivamente scriverà ancora: “Se l’osteopata sarà sapiente in anatomia e fisiologia, un’occhiata gli permetterà di trovare qualunque anomalia e di percepire la deviazione nel campo”. William Garner Sutherland, allievo di Andrew Taylor Still alla Scuola Americana di Osteopatia, descrisse l’organizzazione delle lezioni. Dopo la parte iniziale dedicata alle procedure cliniche la lezione si svolgeva con gli allievi riuniti attorno ad un modello per tentare di localizzare la causa, ossia dove si trovava la fonte della lesione, la lesione primaria, quel posto che in primo luogo aveva smesso di muoversi. Poi entrava dalla porta posteriore l’anziano medico che indicava dove era la lesione. Sutherland scrisse: “Come riusciva a farlo? L’ho visto mentre lo faceva ripetutamente, come riusciva a farlo?”. Una deviazione nel campo. L’interesse di Sutherland si era formato in un contesto di recente fascino per la marea fluida – la marea lunga, la respirazione vitale, le dinamiche e lo spostamento dei fulcri – e qualche volta probabilmente si provava il timore del pericolo di perdere di vista gli eventi formativi. Credo, che proprio osservare l’anziano medico entrare e dire immediatamente “E’ qui la vostra lesione” lo avesse segnato significativamente. L’altro evento poi, accade nel 1899, Sutherland scrisse: “…E la mia attenzione si diresse verso lo spazio della memoria dove vidi le suture squamose del cranio di Boshan quando, per la prima volta nella sua giovane vita, il suo orecchio interno si aprì e sentì le parole. Stupefacente come le branchie di un pesce per consentire un articolare movimento respiratorio”. Il primo fulcro di apprendimento, l’osservazione, si fonda sull’astuta percezione del guaritore, il secondo sull’apertura del canale dell’intuizione all’interno dell’orecchio. Di seguito riporto una testimonianza della vita di Shinorio Suzuki, conosciuto pure come Suzuki Roshi, per diversi anni abate del Centro Zen di San Francisco. Il Centro Zen aveva acquistato un terreno lungo il litorale a 150 miglia a sud da San Francisco, un posto oggi conosciuto come Tassajara. Steve Tipton, uno dei monaci Zen, stava provando a fare uno dei lavori più duri se si immagina il calore estivo di Tassajara. C’era soltanto un punto adatto per posizionare il serbatoio settico per le nuove toilette vicino ai bagni, ed in quel punto si trovava un enorme masso di granito. Non c’era posto sufficiente per una squadra di lavoro, pertanto Steve stava lavorando da solo. Giorno dopo giorno, Susuki Roshi si fermava lì dopo il suo bagno per verificare il progresso di Steve. Steve aveva scavato una traccia profonda tre piedi e larga sei attorno al masso che misurava sette piedi, stava provando a spaccarlo, disponendo dei perni nei fori e poi colpendoli verso l’interno con una mazza. Dopo una settimana aveva rotto soltanto alcuni pezzi. Infine, un giorno, Suzuki gli disse: “Stai provando a spaccare quella roccia ?”. “Sì, sto provando”, rispose Steve. “Hai qualche idea a riguardo?”, chiese Suzuki a Steve facendogli segno di uscire. Legò i manicotti del suo abito da dietro e saltò sulla parte superiore del masso. Suzuki aveva osservato attentamente la roccia, le aveva dato quindi dei colpetti e ridendo di soppiatto aveva indicato a Steve la parte posteriore della superficie: “Qui,
qui e qui”. A quel punto Steve perforò nei punti indicati da Suzuki e la pietra si ruppe in pezzi che potevano essere facilmente estratti. Ades, la moglie di William G. Sutherland, racconta che ad un certo punto della sua vita Sutherland era a letto ammalato, leggendo tra le righe del racconto sembra che egli fosse già in una fase terminale della sua malattia, quasi sul punto di morte. Dentro la stanza venne portato un ragazzo di sedici anni mentre Sutherland stava tenendo un tutorial a sei allievi di osteopatia. Il ragazzo aveva battuto la testa contro una sbarra di ferro e da quel trauma non avevo più proferito parola alcuna. La sua faccia era visibilmente deforme ed il ragazzo era in grave condizioni. Sutherland non si alzò nemmeno dal suo giaciglio, né toccò il ragazzo, lo guardò a lungo e poi cominciò a dirigere i sei osteopati, impostando varie prese: una presa temporale, una frontale, una sfenoidale, una sacrale ecc. Disse ai suoi studenti esattamente e specificamente quale vettore o movimento dovessero incoraggiare, quale struttura mettere a posto. Dopo pochi minuti il ragazzo parlò per la prima volta dopo settimane e disse: “Ah…. ora va meglio è andato a posto , che sollievo! Per un certo tempo, ho pensato che stessi per diventare pazzo”. Ecco che cosa è l’intuizione in quanto percezione. La ricerca di Sutherland raggiunse lo stesso livello che, come abbiamo visto, il suo insegnante Andrew Taylor Still aveva dimostrato circa 50 anni prima: “Là è la vostra lesione. Come riusciva a farlo? L’ho visto farlo ripetutamente”.

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Accedere all’Intuizione

Come possiamo accedere a quel livello di intuizione e di percezione? In genere ci descrivono una duplice possibilità, un percorso maschile ed un percorso femminile. Lo strumento del percorso maschile é la calma, quello del percorso femminile è la danza. Il sacro è sempre semplice. Il modo più semplice possibile per accedere alla nostra intuizione è di bere abbastanza acqua, di essere sufficientemente idratati. Nessuna singola cosa sembra essere tanto utile all’apertura dei nostri cinque canali di percezione come l’acqua. Calma, attenzione, disciplina, silenzio. Jelaluddin Rumi circa 700 anni fa disse: “L’uno è puro e silenzioso, perché continuare a parlare? Il più illuminato che abbia conosciuto non ha mai proferito parola alcuna”. In un’altra sua poesia troviamo: “Vi è un percorso tra discorso e presenza dove il flusso delle informazioni si chiude nell’errante conversazione e si apre nel disciplinato silenzio”. Ancora la parola disciplina, che si apre nel disciplinato silenzio. Pertanto bevo abbastanza acqua, imposto la mia intenzione, l’intenzione del grande segreto sciamanico di guarigione. Chiedo ai miei cinque canali di percezione di divenire presenti ed aperti. Forse muovo la mia parte femminile, la danza, oppure entro in uno stato di calma. Trovo il mio posto tra il discorso e la presenza dove le informazioni cominciano a fluire. Da Charlotte Joko Beck, maestro Zen: “Quando la mente diviene chiara ed equilibrata non è più bloccata dagli oggetti, può avvenire per un momento l’apertura e vediamo chi siamo realmente e quello che saremo dopo”. Suzuki Roshi, commentando l’abilità umana della natura del Buddha, annota: “Uno dei doni del Buddha è di poter vedere di che cosa ha bisogno un’altra persona e poi di aiutarla”. Penso che sia importante notare la scelta linguistica di Suzuki: “poter vedere”. Non ci viene richiesto di vedere e poi di dare a quella persona ciò che abbiamo percepito aver bisogno, noi abbiamo appena la capacità di vedere. Abbiamo la scelta di poter o non poter avvalerci di quest’abilità. Così nella nostra seduta, dove siamo realmente presenti, possiamo vedere chi siamo realmente e possiamo vedere che cosa l’altra persona necessiti e chi si trova qui. L’insegnante di meditazione Sylvia Bornstein annota: “Il punto principale della nostra pratica di meditazione consiste nell’avere una testa libera ed un cuore aperto, c’è del lavoro da fare e così eseguiamo il lavoro, il punto non è di meditare, il punto è di vedere chiaramente”. Tutte le nostre pratiche di meditazione sono indirizzate a portarci semplicemente a quel punto, quel punto dove possiamo vedere chiaramente. Andrew Taylor Still ci aveva parlato della ripetuta meditazione su quel giorno magico della sua investitura quando aveva visto interi mondi scivolare nel ciclo di trasformazione e nascita, tutto ciò ben 130 anni prima che il telescopio spaziale di Hubble ci avesse rivelato che così fosse davvero.

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Il Cuore

Raffaella, l’angelo del film So far so near, dice che gli esseri umani vedono diversamente, non più come noi: “Ora gli occhi umani sono in grado di prendere soltanto, di contenere, portano dentro l’informazione, ma non possono più dare. Hanno dimenticato che la luce entra nel cuore, attraverso gli occhi e poi risplende dal cuore, attraverso gli occhi”. A questo proposito Marta Beck scrive: “La vita è l’unica cosa sulla terra che ci lascia vedere l’un l’altro con distante accuratezza”. Pertanto, da dove proviene l’intuizione? La sua fonte, probabilmente è il cuore. Si accede all’intuizione attraverso i cinque canali della percezione che stiamo mettendo a fuoco in questo addestramento, ovvero: l’orecchio, l’occhio, l’empatia, le mani ed il cuore. Nel suo libro City Shadows Arnold Mindell dice che la profonda comprensione del cliente richiede la percezione proveniente dal cuore. Nel Il piccolo principe di Antoine de Saint Exupéry la volpe dice: “E’ soltanto con il cuore che si può vedere giustamente, ciò che è essenziale è invisibile agli occhi”. Gli occhi sono ciechi, bisogna osservare con il cuore. Helen Keller scrive: “La cosa migliore e la più bella cosa del mondo non può essere vista né toccata, deve essere sentita con il cuore”. Ad un certo punto del suo ministero Gautama Buddha disse con illuminata concisione: “La via non sta in cielo, la via sta nel cuore”. Ho quest’idea del Buddha: i monaci frustrati dal desiderio per la conoscenza conoscitiva intellettuale, il Buddha a sua volta frustrato per la loro unipolare fissazione ed il suo desiderio di riportarli nuovamente a ciò che realmente è importante. Non potete arrivare attraverso l’astratto ad attraversare il cielo, la via non sta in cielo la via è nel cuore. Pertanto stiamo imparando a conoscere quale fonte dell’intuizione il nostro cuore. Per fare ciò dobbiamo procedere con disciplina e fare un’offerta a quella disciplina, dobbiamo osservare l’attenzione, la danza e la calma, l’acqua e l’intenzione. Dobbiamo imparare a fare il nostro dovere come lo fece Krishna. Questi sono gli antichi insegnamenti. Ecco qui un’altra voce, un commento di Karen Armstrong – una della scrittrici più dotate del percorso spirituale – su come le cose sono cambiate: “Il percorso più importante, quello in cui crediamo, è cambiato, consiste nell’importanza che conferiamo all’accettazione nel credere a determina
te proposte
”. Il processo che ora associamo alla fede risulta così un’evoluzione totalmente nuova, poiché la parola “credo” penso derivi da “cordare”, ossia donare il vostro cuore. Quella fede non prevedeva l’accettazione di determinate proposte intellettuali circa Dio o il divino. Ma, a partire dal diciottesimo secolo, le religioni del mondo hanno cominciato ad associare la fede ad un credo in valori molto limitati e peculiari. I buddisti non hanno dottrine religiose, il Budda era altamente scettico circa tutte le proposte metafisiche del divino. Anche nell’Islam e nel Giudaismo non si dà alcuna importanza al credo in senso teologico. Quello che è importante è la pratica religiosa, quello che conta è la pratica, non cosa credo. Sono in grado di praticare? Sono in grado di praticare la mia danza, la mia meditazione seduta, la mia sensazione di lasciarmi andare alla marea fluida? Quello che conta è che pratichi, non in che cosa credo. A questo proposito Rumi dice: “Non sono cristiano, né giudeo, né buddista o indù, appartengo all’amato, ho visto i due mondi divenire uno e quell’uno infine all’interno, esterno del respiro, la respirazione umana”. E ripete: “Non sono un cristiano, né giudeo, né indù, né buddista, appartengo all’amato. Ho visto i due mondi divenire uno e quell’uno, infine all’interno, esterno del respiro, la respirazione umana”. Questa citazione mi ricorda Andrew Taylor Still e la sua visione del 1874, quando disse di aver visto un grande mondo di stelle dare alla luce altri mondi. Mentre Rumi ci sta dicendo: “Ho visto due mondi come uno”. Forse si tratta della stessa esperienza illuminata.

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La percezione

 Conosco il prima, dopo, esterno, interno fuori dal tempo e dallo spazio, nell’Uno. Il semplice respiro umano. In termini craniosacrali si tratta certamente dello stato tra la marea fluida e la marea lunga, dove sono tutt’uno con me stesso. Pertanto nell’antico testo cabalistico viene detto che re Salomone fu istruito da suo padre, re David, a respirare in modo tale che come in un flash, potesse svelare e vedere lo spirito al suo interno. Ma come? Cambiando il suo modo di respirare, agendo solamente sulla sua respirazione umana. Zeri Smith nel suo libro Quiet teeth dichiara: “Non fa differenza in cosa crede l’uomo, se è tutelato da Allah, da Buddha o da Gesù. In una fredda mattina l’uomo respira e può vedere il suo respiro, non in una mattina calda. In entrambi i casi l’uomo respira”. Quello che conta non è il credo, ma la sua pratica, praticare con la presenza del cuore, con calma, controllare la postura, fluidamente, con morbidezza, con calma verso il Samata e nell’elevata consapevolezza di pensiero, accedere con il respiro alla sensazione di Vipassana. Jacob Baum dice: “Se volete andare in profondità, siate profondi”. Così come preparazione al lavoro siedo in meditazione, percepisco quello che percepisco, presto attenzione. Avete mai visto il film Il paziente inglese? Quell’uomo terribilmente ustionato che teneva un vecchio grosso libro nero? il libro è quello di “Erode”. Erode l’aveva scritto circa 2500 anni fa narrando la descrizione del mondo conosciuto di allora, la sua storia e le sue leggende. Si racconta che Erode, fosse andato far a visita al re Chrisius, l’uomo più ricco nel mondo, il cui palazzo era stato coperto in oro. Chrisius che era l’uomo più ricco del tempo, era affascinato dal mondo della percezione, dell’intuizione e degli oracoli, e comprendeva che non tutti gli oracoli erano uguali, e che la maggior parte delle profezie erano false. Perciò ideò una prova, chiamando a sé i suoi cento senatori ed inviando ciascuno di loro ad un’altra destinazione per visitare un oracolo, un profeta, un guaritore, una persona di potere psichico o uno sciamano. Disse loro che, dopo 20 giorni, nella notte di luna piena, al sorgere del sole dovevano avvicinarsi alla persona deputata e chiedergli che cosa stesse facendo il grande re Chrisius in quel momento nel suo palazzo a Creta, registrare la risposta e riportarla dinanzi a lui a Creta. Un senatore era stato inviato a visitare l’oracolo di Delfi. Poco prima dell’’alba del giorno indicato il senatore si incamminò lungo il fianco della montagna dove sapeva trovarsi il tempio dell’oracolo di Delfi. Rimase però molto sorpreso, perché l’oracolo gli stava venendo incontro. Il senatore stava per aprire la bocca per formulare la domanda quando l’oracolo alzò rapidamente una mano per arrestarlo dicendogli: “Sento le parole dell’uomo che mantiene il silenzio, cosi sento le parole di quell’uomo muto. Conto i grani della sabbia sul fondo dell’oceano, cosi misuro la profondità dell’oceano. Ed i miei sensi percepiscono l’odore di quando cucinate insieme della carne di tartaruga ed agnello. Dell’ottone ai lati, ottone sotto, ottone anche sulla parte superiore”. Detto ciò l’oracolo si voltò e se ne andò. L’oracolo non gli aveva permesso di parlare, non si era presentata per nome tipo “Ciao sono Delfi”, si era rivelata in un contesto poetico. “Sento le parole dell’uomo che mantiene il silenzio”, non dovete farmi la domanda, posso sentirla. Cosi “Sento le parole dell’uomo muto”, pure se siete ammutoliti posso ancora sentire i vostri pensieri, posso diventare tanto quieta da ascoltare che cosa vi accade. In questa realtà interiore posso sentirvi, così l’oracolo annuncia la sua capacità di accedere al regno della percezione. “Conto i grani della sabbia sul fondo dell’oceano”, che significa: grazie alla percezione posso vedere le cose e fare delle cose normalmente impossibili. Cosi misuro la profondità dell’oceano, ho la capacità di misurare quello che conta, di percepire il tempo e lo spazio. Erode racconta che quando i cento senatori ritornarono da Chrisius soltanto l’oracolo di Delfi ed un altro oracolo riuscirono a dire esattamente quello che Chrisius stava facendo all’alba del giorno indicato: egli si trovava nella sua cucina, ordinando al suo mastro cuoco di preparare un pasto di tartaruga ed agnello in una pentola di ottone con un coperchio d’ottone. 98 dei 100 non riuscirono a discernere quello che Chrisius stava facendo. E come avrebbero mai potuto?

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Un’arte incerta

 L’intuizione non si costruisce, non è matematica né fisica o un tipo di calcolo monetario. L’intuizione è un’arte incerta. Alla grande attrice australiana Cate Blanchett venne offerta la parte di assassina in un copione intitolato ”Il dono di uno psichico di un villaggio che visse nel sud America”. Cate Blanchett non aveva mai incontrato uno psichico in vita sua, ma le piaceva il copione ed era elettrizzata ad imparare di più su quello che avrebbe recitato. Cominciò così ad incontrare persone con poteri psichici, fino a raggiungere i tre psichici di maggior successo del mondo, ed infine fece visita allo psichico più costoso e più famoso nel mondo. Cate ci racconta di come il più dotato degli psichici le avesse detto che comunque, in termini semplici, il 30% di quello che percepiamo sia sbagliato, e che questa fosse la semplice realtà dell’intuizione, ovvero che il 30% dei risultati sono erronei. Pertanto ritengo che spetti a noi essere delicati, attenti e rispettosi, circa quello che diciamo, di usare un linguaggio rispettoso per descrivere quello che vediamo. L’ignorante è cosi positivo, il saggio così incerto. Fateci essere incer
ti, fateci offrire parole sperimentali per descrivere quello che vediamo, evitando la grande certezza ed usando la poesia. L’oracolo di Delfi non era stata esattamente poetica, ma molto specifica: la carne di tartaruga e d’agnello, l’ottone ai lati, sotto e sulla parte superiore. Aveva visto la tartaruga e l’agnello, percependoli con il senso dell’odorato: “I miei sensi percepiscono l’odore”. Entra in gioco un altro canale dei sensi: l’odorato. Mohamed Ali rifiutò di prestare servizio per una guerra in cui non credeva, cosi fu privato dei suoi onori nel mondo dei pesi massimi. Ali non combatté per due anni, che è un tempo molto lungo per un pugile di pesi massimi. Non riusciva a trovare alcun posto per un incontro negli Stati Uniti, nessuno voleva ospitare una brutta copia di disertore. Infine venne combinato un incontrò con George Frazier in un posto dello Zaire, che oggi fa parte del Congo. Frazier era in superbe condizioni fisiche e pesava ben 30 libbre più di Ali, una differenza enorme nel mondo dei pesi massimi. Frazier era al picco della sua forma fisica e colpiva il pesante sacco d’allenamento per 30 minuti di seguito, facendo tremare le travi ad ogni colpo. Ai responsabili di Ali sembrava una sorta di punizione, soprattutto considerando il peso di Ali. Così il manager di Ali andò a far visita ad un famoso sciamano dello Zaire, uno Zangoma. Qualche giorno prima dell’incontro chiese allo Zangoma chi avrebbe vinto il combattimento. Lo Zangoma entrò in uno stato di trance e dalla sua condizione percettiva rispose: “Ali, Ali vincerà l’incontro. L’energia di Frazier verrà fiaccata da un demone con mani tremolanti”. Hmm… la poesia … Frazier verrà reso fiacco da un demone con mani tremolanti. Il demone naturalmente è qui una figura demoniaca femminile che prende il “Chi” o l’energia vitale dell’altra persona. L’incubo rappresenta la figura demoniaca maschile, ed agisce nello stesso modo. Mani tremolanti… hmm. Forse la citazione “mani tremolanti” si riferiva alla tremenda velocità e delicatezza dei colpi di Ali. Forse invece si riferiva a quello che sarebbe accaduto dieci anni dopo, quando Ali avrebbe sviluppato il morbo di Parkinson ed avrebbe avuto mani tremolanti. Ali riconobbe di non avere alcuna probabilità di combattere uno contro uno con Frazier, doveva usare la strategia della corda dove, appoggiandosi indietro avrebbe potuto vedere meglio i colpi che arrivavano e sfuggirli. Ali aveva ben compreso che i danni cerebrali e craniali avvengono quando non vedi arrivare i colpi. Così si protesse la testa e mantenne i suoi occhi ben aperti: vedeva arrivare il colpi e fletteva il suo corpo per sfuggirli, usando anche le corde per assorbire le scosse. Al settimo round Ali percepì che Frazier si stava stancando, abbandonò la strategia della corda ed attaccò Frazier. Vinse per knock out dopo 25 secondi, divenendo ancora una volta campione del mondo. Frazier fu sconfitto da un demone con mani tremolanti. Il demone di Ali, il principio femminile: tutto ciò che hai raccolto te lo tolgo, porto via tutta la tua energia ed allora le mie mani tremolanti ti sconfiggeranno. Ali raccontò di sé: “Sono nato nel 1927 a Cat Island nelle Bahamas, pesavo meno di tre libbre, ed ero il sesto figlio di due coltivatori di pomodori. Mio padre e gli altri pensavano che sarei potuto morire, così, in previsione della mia imminente morte, mio padre comprò una bara molto piccola. Mia madre invece andò da un’indovina di nome Sidney Portier che le disse di non preoccuparsi: “Il ragazzo vivrà e camminerà con dei re, viaggerà per il mondo. Il suo nome sarà conosciuto in tutti gli angoli della terra”. Ecco l’immaginario letterale e poetico dell’ indovina, la sua percezione delle cose che sarebbero avvenute, che allora sembravano impossibili per un povero coltivatore di pomodori di Cat Island.

Era circa il 1890 quando Vincent Van Gogh – che non aveva mai venduto una pittura in vita sua tranne che a suo fratello Theo, il quale lo manteneva e pagava le sue tele di canapa e gli olii – si trovò nel sud della Francia vicino a Arles per curare la sua infermità mentale. Vincent scrisse una lettera di apprezzamento a suo fratello: “Caro Theo, ieri ho ricevuto la vostra lettera in cui dite che le mie pitture rendono le stanze del vostro appartamento di Parigi così omosessuale, cosa per cui mi imbarazzo e ne soffro. Tuttavia devo parlarvi dell’incedibile notte che ne seguì. Sognavo che stavo per fare visita a voi e a Joe, ma sulla soglia della porta c’era una terribile bestia cerebrus che mi sbarrava la strada. Si presentò come un bigliettaio e mi disse che dovevo pagare un tributo per poter passare. Per rivedere le mie pitture, è talmente ridicolo, ed ho sentito una fitta dopo il risveglio. Ma poi caddi subito in un’altra terribile delusione, in cui le mie sfortunate pitture venivano montate in un certo mausoleo di marmo. Migliaia di persone si scaldavano e si spingevano l’un l’altra davanti ad esso. Desidero che le mie pitture tocchino le persone ma non avrei mai detto che avrebbero richiamato tanta gente da toccarsi l’un l’altra. Deve essere opera del diavolo, perché ho sentito chiaramente parlare il diavolo in lingue sconosciute, con corna curve sopra le loro teste. Ve lo immaginate? Ho bisogno di riposo. Ho sentito che Saint Vany sia un posto piacevole. Vincent”.  

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Percezione e proiezione

 Ci sono svariate sottile differenze tra l’intuizione e la percezione, tra la proiezione e la distorsione. Solo perché siete paranoici non significa che non ne avete. Solo perché sembra una proiezione non significa che non sia una percezione. La nostra mente è continuamente in disaccordo con la nostra percezione intuitiva. Questo stesso disaccordo può essere letto come un segnale che la mia intuizione ha ricevuto delle informazioni e delle immagini psichiche .La sensazione di una parola tende ad arrivare velocemente, la mente entra in azione più lentamente, in un secondo momento. Ecco perché un detto zen dice: “Prima cosa …cosa giusta”. La percezione interna dell’occhio ha bisogno della saggezza oltre il sapere, la corteccia sinistra odia tutta questa roba, desidera sapere sempre la fonte per ottenere un capitolo ed un verso. La percezione visionaria, dipende in parte dalla capacità di sintonizzarsi su un’energia di non giudizio, di persona neutrale, il posto dove non c’è giudizio, nessun dogma, nessuna eresia e nessuna colpa. Infine ci sono quattro modi per distinguere la percezione dalla proiezione, che sono: la sorpresa, l’obiezione, la costanza e la poesia. Il primo è la sorpresa: l’intuizione mi sorprende, essa non proviene da me non è il risultato delle mie connessioni corticali. Oh, da dove verrà mai? Che sorpresa, fai attenzione. Il secondo è l’obiezione, la mia mente obietterà quasi sempre l’intuizione di una percezione, ovvero dirà che così non può essere: “Bene, hai detto la stessa cosa la settimana scorsa, oppure non hai ancora superato quello che ti è accaduto anni fa e pertanto sai che lo stai proiettando su un cliente”. Questa è quell’area dove non avete sperimentato personalmente qualcosa, e non siete propriamente in grado di vederlo in altri. Pertanto usate l’obiezione come chiave di valutazione per comprendere se possa realmente trattarsi di una percezione. Il terzo è la costanza, se quello che sto vedendo, percependo e ascoltando, é reale, tenderà a tornare da me per essere rilasciato, in tal modo uso il ritorno delle informazioni come un segno che potrebbe ben trattarsi di una cosa reale. Il quarto è la poesia, ciò che sento nel mio orecchio interno, non sarà formulato in un fine inglese regale, esso tenderà ad essere piuttosto fuori dai canoni, magari con una insolita cadenza. Quasi come se la forma della parola n
on fosse la mia, perché non è la mia, la otteniamo da loro, dalle altre persone. “La poesia ci raggiunge prima della mente”, come osservò una volta T.S. Elliott. Divenire poetici ci sorprende, lo critichiamo ed abbiamo costanza. Ma se non trasmettiamo le informazioni, se cominciamo a bloccarle, un certo tipo di affaticamento sopraggiunge nel nostro campo, un certo grigiore entra nel nostro Essere, e perdiamo la nostra vitalità. Se voi bloccate parte dell’informazione tutto resta dietro ad essa, così parlarne la trattiene, una sorta di costipazione spirituale. Se potete, siate come una pipa di canna aperta, un canale vuoto, trasporterete quello che sentite e niente vi potrà fermare, ed il vostro campo non diverrà grigio. Certamente l’intuizione è incline a sbagliare un’interpretazione o un ascolto selettivo, ma siate prudenti a non bloccare qualcos’altro altrimenti i vostri canali percettivi si chiuderanno lentamente uno ad uno. Mantenete i canali aperti.

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La prima volta

 Quando è stata la prima volta in vita vostra che avete visto, avete saputo, avete sentito le parole che i vostri sensi hanno percepito in un modo come mai prima. Durante la sua vita Sutherland sentì quelle parole stupefacenti: “Come le branchie di un pesce”, ed Andrew Taylor Still disse: “Ho visto – ho visto – ho visto – ho visto, due mondi che si fondono in uno”. Quale è stata la vostra prima percezione su come le cose sono realmente? E chi c’era e chi non c’era? Dal momento che i rapporti sono così importanti per noi in genere tendiamo a ricordarci di chi c’era e di chi era assente negli eventi chiave. Un allievo una volta raccontò una sua storia alla classe: “Avevo sette anni, era mezza estate e non potevo dormire, dovevano essere circa le quattro di mattina appena prima dell’alba. Ero uscito dalla porta posteriore e sul portico c’erano cinque gatti seduti a conversare insieme, c’era un silenzio assoluto così potevo udire tutto quello che si stavano dicendo l’un l’altro”. Quando è avvenuta la vostra prima percezione? La prima volta che avete sentito di avere la capacità di fare qualcosa normalmente impossibile? In cui è entrato in gioco il vostro dono di sopravvivenza nella savana?. La maggior parte di noi è nata pienamente presente, completa di tutti nostri doni: orecchio, occhio, mani, cuore ed empatia. Ad un certo punto li chiudiamo. In genere accade a causa delle pressioni sociali, quelle di un genitore, un insegnante, un sacerdote, ma qualcuno invece non li chiude mai. Quando incontrate queste persone riscontrate qualcosa di notevole attorno a loro. Il 30% di quello che otteniamo come percezione risulta erroneo e così in genere entra in gioco l’allegoria, il motivo, l’architettura, il mandala, la poesia. William Carlos Williams dice: “E’ difficile ottenere delle notizie dalle poesie, tuttavia gli uomini muoiono miseramente ogni giorno per la mancanza di qualcosa che esse contengono”. Letteralmente gli uomini muoiono, ed a volte, come guaritori, non ci possiamo fare proprio niente a riguardo. Ma gli uomini muoiono anche in senso metaforico, qualcosa si addensa attorno al loro cuore, qualche cosa di grigio avvolge la loro anima ed è in questo caso che possiamo fare qualcosa a proposito: Quale difficoltà attraversa questa persona? Di che cosa avrà bisogno? Come posso aiutarla? L’accusa di Fritz Pearl chiede: “Quando sei morto? Quando hai smesso di cantare? Quando hai smesso di ballare? Quando hai smesso di godere del dolce territorio del silenzio? Quello che possiamo fare grazie alla percezione, grazie all’intuizione, ci viene espresso nel linguaggio della poesia, del mito, dell’allegoria e della narrazione. Harold Bloom afferma l’importanza della poesia, poiché essa risponde a quesiti estetici e cognitivi manifestando i valori più extra ordinariamente estetici e cognitivi. Introduciamo la poesia nel nostro lavoro. Deepak Chopra afferma che se riportiamo la poesia nella vita dei nostri bambini trasformeremo il mondo. Ascoltate, ascoltate la poesia. Rainer Maria Rilke, comunemente riconosciuto come migliore poeta del ventesimo secolo dice: “Non sapere niente mi permette di vedere”. La percezione funziona al meglio se non so nulla della persona con cui lavoro. Non sapere niente mi permette di vedere. Herman Hesse scrive: “Ho imparato come ascoltare, ascoltare con il cuore tranquillo, con un’anima aperta in attesa senza passione, senza desiderio, senza passione, senza desiderio, senza giudizio, senza opinioni”. Recentemente ho recitato questa poesia in classe e gli allievi hanno alzate le loro mani in segno di obiezione: “Ha ripetuto per due volte parte del discorso”. Sì, ma Hesse lo disse due volte precisando in tal modo quello che riteneva tanto importante: “Senza passione, senza desiderio”, non permetto alle mie passioni, alle mie bramosie, di influenzare la mia percezione. Sono tranquillamente presente vedendo nel cosmo la piena Grazia di Dio. Dalle citazioni di David Steindl Rast, un monaco Benedettino: “La parola chiave della disciplina spirituale che seguo è l’ascolto. Con ascoltare si intende un speciale tipo di ascolto, ascoltare il suo cuore. Questo tipo di ascolto è un punto centrale della tradizione monastica di cui faccio parte”. La primissima parola della regola di San Benedetto é “ascolta”. Ascoltare, tutto il resto della disciplina benedettina è stato sviluppato attorno a questo gesto iniziale di profondo ascolto con il cuore, come un girasole si sviluppa dal suo seme.

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Ascolto

L’11 settembre 2001 sono cadute le torri gemelle. Nelle settimane seguenti ci furono anche degli attentati terroristici con l’antrace. Una persona sconosciuta mise della polvere di antrace in dei libri spedendoli poi a senatori ed esponenti importanti della vita pubblica. I sintomi iniziali di questo veleno sono esattamente simili a quelli influenzali. Due o tre persone morirono a causa di questo atto terroristico. Venti o trenta si ammalarono ma sopravissero. Il CDC di Atlanta divulgò subito ai medici delle direttive d’urgenza su come distinguere l’influenza dall’antrace. Nei primi tre giorni non vi è quasi nulla che differenzi l’influenza dall’antrace, ma se durante questi tre giorni non viene rilevata la presenza di antrace ogni intervento ulteriore diventa inutile ed il paziente muore. Uno degli interventi di maggior successo è stato fatto da un medico americano asiatico, il quale, intervistato da una radio pubblica nazionale su come avesse potuto individuare l’invio postale contente antrace, rispose: “Il paziente è venuto da me dicendomi di sentirsi male. “Questo non sono io”, Il paziente lo ha ripetuto ben tre volte. Così gli ho dato ascolto”. È meraviglioso e per nulla accidentale che si sia trattato di un medico asiatico che avesse studiato in Cina, dove si attua con ben maggiore enfasi l’ascolto. Charlotte Joko Beck , nel suo meraviglioso libro Every day Zen racconta del periodo del suo divorzio quando lavorava come segretaria per mantenere i suoi quattro figli. In quello stesso periodo suonava il piano e nel libro viene descritta la sua prima lezione con il nuovo insegnante di pianoforte: “Quando arrivai vidi l’insegnante che stava facendo lezione con due pianoforti, non mi disse nemmeno “ciao”, seduto al suo pianoforte intonò cinque note dicendomi di fare la stessa cosa. Ritenevo troppo semplice quello che aveva suonato, lo suonai, ma lui mi disse: “No“. Suonò nuovamente le stesse note ed io replicai, ed ancora una volta mi disse: “No”. Andammo avanti così per un’ora, ed ogni volt
a lui mi diceva: “No”. Durante i seguenti tre mesi suonai circa tre righe di musica per una durata massima di 30 secondi, naturalmente pensavo che non potevo essere così incapace poiché già suonavo come solista in una piccola orchestra sinfonica. Le cose andarono avanti così per ben tre mesi, ed io piangevo per la maggior parte del tempo. Lui aveva tutte le caratteristiche necessarie per essere un buon insegnante, con un’incredibile intensità e tanta determinazione da incitare l’allievo a riconoscere quello che lo rendeva tanto speciale. Dopo tre mesi, un giorno mi disse: “ Bene”. Che cosa era successo? Finalmente avevo imparato ad ascoltare e come lui disse: “Se sei in grado di ascoltare puoi anche suonare”.

Courtney Duolo annota a proposito del suo viaggio: “Ho bloccato il mio ascolto e le mie abilità visionarie per tanto tempo. Qual è il punto di ascolto delle storie che sono bloccate nelle ossa? Se quello che siamo è coscienza “intoccata” da qualsiasi pensiero, emozione, esperienza, mi chiesi perché ascoltare le storie. Mi giunse la risposta e le mie abilità di ascolto e percezione visionarie ritornano”. Un vero guaritore entra in uno spazio, senza agenda, senza giudizi e senza storie. Il guaritore diviene l’osservatore, guarda il cliente che in realtà è il guaritore, è un risveglio per entrambi. Nel luogo dove non c’è mente, ma un cuore centrato, specialissimo colmo d’amore, il terapista tiene lo spazio per il guaritore che è il cliente, essi vi si addentrano e quando arriva il momento dispongono le mani a contatto dei corpi consapevoli, che non toccano soltanto il corpo ma che toccano lo stesso spazio incondizionato, all’interno del quale tutti gli altri sono. Le ossa ed i muscoli possono cominciare a raccontare la loro storia, nello spazio di puro silenzio e consapevolezza la storia può essere ascoltata in modo diverso ed essere realmente accolta con silente amore. Allora ciò che era bloccato nel corpo può cominciare a respirare e non ha più bisogno di stare nascosto nell’inconscio, ora ha un suo posto e qualcosa lo accoglie, viene realmente accolto, ed allora è quasi come se non fosse mai esistito. Essere realmente , incontrarsi in questo silente amore, come diceva l’invocazione di Rumi: “Vi è un precorso tra discorso e presenza dove fluiscono le informazioni”. L’errante conversazione chiude il flusso, il disciplinato silenzio lo apre. Ancoratevi con la vostra disciplina, il vostro silenzio, per quanto sia possibile con una quotidiana pratica di meditazione, praticate la vostra disciplina di non toccare sino a che non sarete giunti alla marea fluida e di non prendere parte alla danza con il canto delle strutture sino a che entrambi voi ed il cliente non sarete nella marea fluida.

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La Poesia è Intuizione

La marea fluida. Ecco cosa scrisse Alce Nero, sciamano dei Nativi d’America all’inizio del ventesimo secolo, quando lo chiamarono a visitare un uomo ammalato: “Uso una speciale e diversa sensibilità. E’ come tornare alla montagna, c’è un certo fluido in me che ho ricavato dall’aria e non mi fa preoccupare di percorrere grande distanze. Lavorare con un paziente non mi fa stancare affatto anzi mi rende molto felice, ma non so sempre come possano accadere certe cose”. Nella tradizione dei Nativi d’America si parla del “Chi”, di “Nol”, dell’aria, dell’ vento, e del “Nol Chi Quie Susini” il venticello, il vento all’interno di me, le onde …la marea fluida dove vento ed onde si incontrano. Vento, spirito, onde, acqua, natura del nostro corpo. Il corpo è come la sabbia, lo spirito è come il vento, se volete sapere in quale direzione il vento sta soffiando date un’occhiata alla sabbia del poema del ponte (encefalico). Henri Cartier Bresson, forse uno dei più dotati fotografi del mondo, ha detto che la fotografia è un modo per mettere cervello, cuore e occhi sulla stessa lunghezza d’onda. Nel libro La ragazza con l’orecchino di perle Tracy Chevalier scrive: “Ciascuno di noi nasce con la capacità di vedere e sentire con precisione, intensamente”. Penso che il nostro lavoro di guaritori visionari sia esattamente quello, di vedere e sentire intensamente con precisione, intuizione, percezione, guardando, ascoltando.

Johann Wolfgang Von Goethe scrive: “La cosa più difficile da vedere è quello che si trova direttamente davanti ai vostri occhi”. Il poeta e cantante canadese Leonard Cohenh dice: “Il genio è la rara disponibilità di vedere le cose come realmente sono”. Maria Hauser, sacerdotessa Yacumba del Sudamerica, disse nel 1977: “L’universo è pieno di segni, la forma delle nuvole, il tipo di volo degli uccelli, la probabilità di incontrare un amico, tutte queste cose esprimono la volontà del Dio. Dovete soltanto prestare attenzione, dovete soltanto prestare attenzione“. Mi sembrano interessanti le parole che usa, le forme delle nuvole, il tipo di volo degli uccelli. Anche Merlino dice in Vita Merlini: “Ho imparato il segreto di come i pesci nuotano e gli uccelli planano”. Questa comunanza dell’esperienza trascendentale ci fa comprendere che bisogna semplicemente prestare attenzione. Una certa parte di essa, come nel caso di Merlino, deriva da un’esperienza iniziatica trascendentale, la notte scura dell’anima.

Pablo Neruda scrive: “L’inverno, il suolo arato, la depressione, la tristezza, dove le pareti solide della mia immatura identità cominciano a sbriciolarsi ed attraverso cui vi può giungere della luce nuova. E fu a quell’età, che la poesia mi raggiunse cercandomi forse, non so da dove venisse dall’inverno o dal fiume. Non so come e quando sia successo. So che non c’erano né voci né silenzi, ma sono stato bruscamente attirato dalla strada, dalle candele nellanotte, fra fuochi violenti e ritorno alla solitudine. Ero là, senza faccia e mi preoccupavo”. Per ben tre volte Pablo Neruda dice: “Non so …” e ciò mi ricorda Cate Blanchett a cui è stato riferito che per ben il 30% delle volte il risultato è erroneo. L’ignorante è così positivo, il saggio così incerto. Pablo Neruda dice: “Ero là ero senza faccia e mi preoccupavo. Lascio andare la mia faccia”, ovvero persino la mia faccia mi viene portata via, la mia immatura identità. Svanisce la mia faccia, entra qualcosa di altro e posso cominciare a vedere come le cose realmente sono. Vorrei suggerire, che la poesia è intuizione, che questo raccontare storie, sia un modo per aiutarmi ad ammorbidire le dure ostilità tra voi e la vostra intuizione. La matematica e l’ingegneria sono materie della parte sinistra del cervello. La parte destra del cervello rappresenta il pannello del circuito del misticismo, ed il lobo temporale destro, vicino al circuito delle esperienze mistiche, invece rappresenta le emozioni depressive e negative. Pure nella nostra percezione dei circuiti del cervello, abbiamo il duplice aspetto dell’emozione negativa, la notte oscura dell’anima giusto accanto all’illuminazione mistica.

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Il violino

 Una fotografia mostra un giovane ragazzo seduto a tavola, di fronte al ragazzo, sul tavolo, si trova un violino. Che cosa sta pensando il ragazzo? Questa fotografia è stata mostrata a bambini delle scuole elementari come test TAT. In realtà la fotografia mostrava l’immagine del giovane Yehudi Menuhin, ma probabilmente i bambini partecipanti al test non lo sapevano. I bambini esaminati, che erano nati e cresciuti in America, tendevano a suggerire che i genitori stessero forzando il bambino a suonare il violino mentre lui si stesse rifiutando, e che avrebbe persino potuto rompere il violino. I bambini messicani ai quali veniva mostrata la stessa fotografia, erano più inclini a credere che egli stesse sognando di essere un grande musicista sperando di essere sufficientemente bravo. Quando mostrarono la stessa immagine a bambini nati in Messico, ma abitanti da oltre un anno in America, essi dissero che il bambino desiderasse suonare, ma che era triste. Invece i bambini nati in America da immigranti messicani, affermarono che il bambino fosse costretto a suonare, aggiungendo poi che avesse paura di fallire. La stessa immagine, quattro modi diversi di guardarla. Abbiamo qui un cliente con l’emicrania o con pochissima energia, o affetto da mal di schiena, o perso sul cammino della propria vita, o che non riesce trovare Dio ovunque, oppure cronicamente depresso. Sono in grado di vedere chi si trova realmente qui senza apportare delle mie proiezioni personali? Lo abbiamo visto nel test TAT, con l’immagine di Yehudi Menuhin. Che cosa differenzia la proiezione dalla percezione? La fantasia dall’intuizione? Come posso essere sicuro di vedere quello che realmente si trova qui? Bene, non potete. È un’arte incerta, il 30% delle volte il risultato é erroneo. Il dono del visionario lavoro craniosacrale è di poter disporre le mani sulla sabbia, le nostre mani possono sentire soffiare il vento ed allora la nostra accuratezza cresce fortemente. Sto seguendo il vento, sto facendo ciò che il vento desidera che io faccia. In linguaggio tecnico sto percependo il fulcro iniziale. Sto percependo quella complessa interazione del sistema delle membrane, del liquido cerebrospinale, del sistema nervoso centrale, delle ossa craniali, dell’osso sacro e del campo del cuore. Sto percependo queste cose. Sto ascoltando il venticello “Nol Chi Quiet Susini” della popolazione Dini dei Navajo. Le nostre mani registrano il venticello e le onde, con l’uso delle nostre mani aumenta la nostra accuratezza e si assesta. Ponete le vostre mani sulla testa del paziente ed attendete, aspettate che la testa vi dica che cosa dovete fare. Se la testa vi dice di non fare nulla non fate niente. Non trattate più la testa, altrimenti potreste causare un disastro.

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La Sfida

Vi offro la sfida di un punto d’arrivo nel vostro sviluppo d’abilità, di divenire come il dott. A.T. Still quando entrava nella stanza indicando la lesione primaria, quel posto che per primo aveva smesso di muoversi. Vi offro una sfida simile a quella di W. G. Sutherland, che vede un ragazzo di sedici anni sulla soglia della porta e sa esattamente dove dovranno essere posizionate le mani, in modo che la sua faccia possa ritornare alla forma originale. Vi offro la sfida di aprire la vostra voce di tordo, la vostra sapiente ugola, di liberare la bella e chiara voce di tordo, di aprirvi alla poesia, per fornire curate e compassionevoli parole rispettosamente ponderate nei confronti dei clienti. Se desiderate, vi offro la sfida di andare in profondità, di essere profondi. Di notare ciò che notate, di prestare attenzione. 2500 anni fa Platone disse: “L’intuizione è la percezione delle ombre, quello che stiamo percependo non é illuminato dal luminoso sole ma si trova nel regno delle ombre”. Buckminster Fuller osserva: “L’intuizione è come una pesca cosmica, sentite il bocconcino e tiratelo su”. L’assenza di parole è la sacra energia dello sciamano, lo sciamano cerca il vuoto in modo da potervi ricavare la conoscenza e fresca energia. Il massimo vuoto, rappresenta il maggior potere curativo dello sciamano. In principio ognuno di noi possiede quest’abilità, ma abbiamo la pazienza di sederci fermi? E la disciplina di aspettare istruzioni? Di attendere sino a che sopraggiunga la marea fluida per permettere l’espansione nella marea lunga? Ecco le parole di preghiera degli sciamani della Groenlandia: “C’è tanta strada da fare, c’è tanta salita da fare, c’è tanta strada per giungere in cielo”. Un lungo viaggio faticoso, una salita, ma siamo già in viaggio, c’è tanta strada da fare, c’è tanto da salire, c’è tanta strada per giungere in cielo, pratica, pratica, pratica, la strada non è in cielo la strada è nel cuore.

 

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Grazie a Gioacchino Allasia,  Ulrike Schmitz-May , Valeria Pascale, per la collaborazione nella traduzione-trascrizione e nella stesura del testo.

Riproponiamo questo articolo per la sua importanza ne avevamo pubblicato solo un’estratto nel primo numero della rivista, e il testo integrale si è perso nei vari rifacimenti del sito. Maderu