(Intervista tratta dalla rivista “Cranial Wave“, primavera 2010 pubblicata dalla Biodynamic Craniosacral Association of North America)
“I pionieri che hanno integrato la terapia biodinamica craniosacrale con la terapia pre-natale e perinatale”
di Kate White, RCST
…Quando cominciai a studiare Terapia della Polarità, craniosacrale e chiropratica – dagli anni settanta agli anni ottanta – lavoravo come operatore unico con singoli clienti. Quando arrivavano i bambini piccoli, venivano sempre con qualcun altro, di solito le mamme. Non mi sembrava giusto trattare il neonato o il bambino come un paziente o un cliente. Se facevo qualcosa di utile per il neonato o per il bambino, volevo che anche le persone che lo accompagnavano fossero capaci di farlo con loro. Questo mi portò a ripensare il modo in cui lavoravo. Quello che diventò più importante per me, più di quello che facevo con i neonati e i bambini, erano le relazioni che loro avevano con madri, padri, fratelli, sorelle e gli altri caregiver (le persone che si prendono cura di loro).
Diventava sempre più chiaro che una crescita sana del bambino dipendeva dalla qualità delle relazioni con le persone che si occupavano di lui, come pure dalla qualità delle relazioni che le persone che si occupavano di lui avevano fra di loro.
In seguito, negli anni ‘90, è stato provato scientificamente che il sistema nervoso del neonato, la sua fisiologia e la sua crescita dipendono dalla qualità dell’energia di queste sue relazioni primarie.
Sono queste relazioni che organizzano il corpo del bambino relativamente a come egli funzionerà nel futuro dal punto di vista fisiologico e psicologico – non solo durante la crescita, ma anche da adulto.
Il mio lavoro si focalizzò sull’energia e le relazioni nella famiglia, non più sul singolo cliente e su me come operatore. Se qualcuno oggi mi chiede: “Lavori con i bambini?” rispondo “No, porto attenzione alle relazioni.”
Porto attenzione alla qualità dell’energia nelle relazioni. Mi oriento alla mia linea mediana e mi ancoro nella marea lunga.
La differenza cruciale tra quello che faccio io e la craniopatia tradizionale, o la Terapia Craniosacrale Biodinamica, è che io mi focalizzo sulle relazioni tra i membri della famiglia e seguo le tracce del sistema fluido della famiglia, come pure ciò che sta accadendo in un singolo individuo. Questo è un approccio ad un sistema nervoso “sociale” o “familiare”. In questo contesto si crea lo spazio perché i bambini possano mostrare la loro storia e guarire nella relazione con le persone che li crescono e si prendono cura di loro.
Ho anche sviluppato un modo per fare questo lavoro con un piccolo gruppi di adulti, in quelli che chiamo “Womb Surround Process Workshops” (letteralmente: seminari dedicati al processo dell’ambiente uterino). Questi workshop prevedono sette partecipanti adulti e durano quattro giorni. Ogni partecipante riceve a turno una sessione di due o tre ore, mentre gli altri partecipanti lo circondano. Le sessioni sono molto potenti e spesso sono esperienze che aiutano a guarire ferite precoci, sia nella persona di turno sia in coloro che la circondano.
Questi workshop richiedono al facilitatore di utilizzare tutte le abilità di base del craniosacrale, eccetto per una differenza: le abilità sono applicate alle relazioni sociali tra i membri del gruppo.
Perciò ci vogliono le stesse abilità sia per facilitare famiglie con neonati e bambini, sia per facilitare un “Womb Surround”, o un piccolo gruppo di adulti.
Queste abilità si basano sul portare attenzione alla salute nel sistema familiare o nel womb surround, e all’energia vitale e alla potenza nel sistema familiare o nel gruppo. Noi lo facciamo come operatori di craniosacrale, sedendo nella nostra linea mediana, praticando il ritorno alla linea mediana e dando attenzione alle maree fluide, specialmente ai ritmi della più lenta marea lunga e della marea media.
Ripeto, queste abilità sono applicate al sistema nervoso sociale di famiglie e di piccoli gruppi. Questa pratica sembra avere l’effetto fondamentale di sostenere i nostri clienti a guardare il mondo dalla prospettiva delle loro linee mediane e di muoversi nei tempi che permettono ai membri della famiglia e ai partecipanti del gruppo di integrare le esperienze che stanno avendo in tempo reale. Il risultato che ne deriva è la tendenza a costruire risonanze armoniche di guarigione nelle famiglie e nei piccoli gruppi. Durante i workshop di “Womb Surround” con gli adulti e nel lavoro con le famiglie, i partecipanti imparano a funzionare all’interno di un campo di risonanza. Sembra che in questo modo ogni membro venga incoraggiato in modo naturale a riavvicinarsi alla salute del loro sistema familiare o del loro gruppo sociale.
Questa è Craniopatia Biodinamica classica e Terapia della Polarità che, rispettivamente, vengono direttamente dal dott. Sutherland e da Randolph Stone. Stai seduto con l’attenzione rivolta alla salute nel sistema. La differenza qui è che l’osteopatia e i principi della Polarità sono applicati ai piccoli gruppi e alle famiglie.
E’ centrale nel mio lavoro stare seduto con l’attenzione alla mia linea mediana e rivolgermi alla salute nei campi di risonanza dei piccoli gruppi o delle relazioni nei sistemi familiari.
Applico questo principio portando attenzione alla salute nell’energia delle relazioni tra le persone. Questo è così importante per i bambini piccoli perché
il modo in cui noi siamo con i bambini influenza direttamente il modo in cui loro cresceranno e funzioneranno, adesso e nel futuro.
Come operatori, stare nella nostra linea mediana mentre sosteniamo la relazione del bambino con la madre e gli altri caregiver, influenza direttamente il bambino a crescere e a “funzionare” dalla sua stessa linea mediana e in relazione con i suoi cari.
Ricordate che il bambino nell’utero (prima di nascere) e il neonato crescono e funzionano durante un periodo di tempo in cui sono dipendenti dalla relazione con i propri caregiver.
Se il genitore, il caregiver o il facilitatore del gruppo familiare, sono nella propria linea mediana, attenti al Respiro della Vita, con un sistema nervoso che si auto-regola, connessi nella propria relazione con il bambino e con gli altri, il bambino impara ad essere in quel modo e a fare quelle cose.
Questa non è un’affermazione da poco! E’ un principio primario. Quando il sistema di un neonato è capace di organizzarsi e crescere in questa relazione con questo tipo di campo, man mano che crescerà e diventerà un bambino, un adolescente e infine un adulto, avrà pieno accesso al suo pieno potenziale umano. Lo abbiamo visto accadere con quei bambini, adesso adolescenti, con cui abbiamo lavorato nei primi anni del BEBA…
I bambini, come gli adulti, dimostrano intenzionalità. L’intenzionalità nei bambini implica tutta una discussione che ci prenderebbe troppo tempo ora.
Diciamo solo che
nel profondo di ognuno di noi, non importa che età abbiamo, c’è la saggezza per cercare livelli di salute sempre più alti. Tenendo la presenza nei modi che ho appena descritto, si fa appello alla saggezza profonda, innata nel bambino o nell’adulto, e le si dà sostegno.
Fare attenzione all’intenzionalità è un altro contributo che ho dato al movimento pre-natale e perinatale. Invece di cercare di riportare alla luce ricordi precoci usando dei mezzi esterni come il respiro continuo o mettendo la persona in una posizione che evoca memorie originarie, lavoro prima di tutto costruendo una baseline. Ho usato di proposito una parola chiave osteopatica qui, la parola baseline.
Per me la baseline costituisce il punto di partenza della sessione ed è strettamente associata con la salute che emana dal Respiro della Vita. Se stabiliamo l’intenzione della persona per la sessione, l’intenzione diventa parte della baseline.
Spesso i clienti portano a termine una sessione che ci è sembrata essere così spettacolare, ma alla fine, a meno che non abbiamo un modo di misurare da dove siamo partiti, non avremo modo di sapere quanto di fatto è stato compiuto. Se abbiamo una chiara intenzione all’inizio della sessione, diventa possibile controllare alla fine della sessione ed avere una percezione chiara di quanta parte dell’intenzione è stata completata. Questo poi contribuisce a formulare i passi successivi per quel cliente…
(Domanda dell’intervistatrice) Quello che cerco di dare alla comunità craniale con questo scritto è un senso di dove siamo. Che cosa diresti ad un nuovo operatore craniosacrale una volta che si assesta nel campo?
Ottima domanda. Prima di tutto, per fare il miglior lavoro che uno può fare, ha bisogno di conoscere la propria storia. Con questo voglio dire ricavare un senso coerente dalla propria storia ed avere un certo livello di integrazione somatica rispetto alla propria storia. Come terapisti orientati al corpo, lavorare con gli altri sicuramente attiva le nostre ferite e la nostra storia traumatica precoce. Per fare questo lavoro, sviluppiamo l’abilità di essere presenti e avere consapevolezza delle sensazioni nel nostro corpo, di quelle sottili, e di quelle a volte non tanto sottili. Sappiamo che la mente, le emozioni e il corpo, funzionano e lavorano insieme. Questo è un processo somatico e psicologico. I due livelli sono inseparabili. Ognuno di noi ha bisogno di un solido supporto e di un’attenta riflessione; abbiamo bisogno di un training serio e affidabile e di supervisione. Oltre a ciò
il nostro lavoro ci richiede di avere una certa conoscenza della nostra storia di modo che quando si manifesta, siamo in grado di differenziare quello viene attivato in noi da quello che sta succedendo nel cliente.
Vuol dire che dobbiamo avere le abilità che ci permettono di distinguere tra il presente e il passato. Ed anche quelle di saper trasformare la nostra attivazione e il nostro controtransfert, in comportamenti terapeutici utili, che facciano bene non solo al cliente ma anche a noi…
(tratto dall’articolo “Intervista a Ray Castellino” Rivista Craniosacrale.it n. 1/2011)