Intervista a Jader Tolja sull’ Anatomia esperienziale

D: Qual’ è il punto di vista dell’anatomia esperienziale rispetto al lavoro sulle ossa?
R: Se guardiamo, da un’ottica ortopedica o meccanica, ovviamente si tratta di un approccio lezioso e praticamente superfluo. Ma se si guarda dal punto di vista dell’anatomia esperienziale, l’interno delle ossa non è un luogo particolarmente recondito ed esotico, ma anzi uno spazio estremamente significativo dal punto di vista sensoriale e delle sue relazioni connettivali.
Inoltre dal punto di vista embriologico possiamo vedere che il tessuto osseo non è che tessuto connettivo, semplicemente più specializzato in senso strutturale, e che comunque partecipa attivamente al movimento generale del connettivo che si ascolta e amplifica nella t.c.s.
Ma l’osso è rappresentativo proprio della qualità di rigidità e fermezza…

Effettivamente l’idea classica è che ogni individuo e ogni tessuto abbiano una loro qualità specifica, ma chiunque abbia fatto del lavoro corporeo di livello avanzato, sa per esperienza che un corpo può modificare istantaneamente la sua qualità, e così pure un qualsiasi tessuto.
Quando noi pensiamo alle ossa, pensiamo alla loro componente minerale essiccata o alla loro riproduzione in resina che ci viene mostrata nelle lezioni di anatomia, ma l’osso in vivo è tutto un altro mondo.
Le ossa hanno una percentuale di oltre il 20% di acqua, per non parlare del midollo osseo che arriva al 99%. Se noi prestiamo attenzione alla loro componente fluida, se la evochiamo, ben presto l’osso comincerà a rivelare il suo movimento spontaneo.

D: Quali sono secondo te altri preconcetti che possono limitare le potenzialità di lavoro craniosacrale?
R: Ogni modello e ogni nome che usiamo sono già di per se stessi dei preconcetti. Io credo che lo stesso prendere alla lettera il termine Cranio-Sacrale possa essere un grande pre-concetto.
E’ come se, ad esempio, usassimo il termine Milano-Roma per indicare l’Italia. Se non si considera che un termine che ha sopra tutto un valore storico e, per molti di noi, anche affettivo, si rischia di non rendersi conto che descrive sempre meno quello che il lavoro craniosacrale è diventato e soprattutto diventerà.
Ormai anche la terapia craniosacrale. si sta evolvendo verso un lavoro sempre più profondo e completo sulla matrice connettivale nella sua totalità, seguendone i movimenti spontanei di respiro e di riorganizzazione e reintegrazione.

D: Cosa intendi?
R: Il connettivo non è solo fasce, tendini e legamenti ma penetra ossa, organi e sistema nervoso.
Gli organi sono fatti per la maggior parte di connettivo. Il fegato è fatto solo in parte di cellule epatiche, circa l’ottanta per cento della sua composizione di fatto è connettivale. Reni e occhi sono costituiti al 100% di tessuto connettivo.
Il che significa che non solo è possibile lavorare con il movimento dell’organo nel suo insieme, come già succede ad esempio con la manipolazione viscerale, ma che è anche possibile seguire e facilitare il suo movimento di ’reimpasto interno’. Articolazione matura e immatura.
Lo stesso discorso vale ad esempio per il cervello che è costituito solo in minima parte da cellule nervose e invece per la stragrande maggioranza da connettivo sotto forma di vasi e soprattutto cellule gliali, che sono in pratica cellule connettivali vere e proprie.
Se non pensiamo al connettivo in termini di ’continuum’ ovviamente finiremo per limitare il nostro sentire e il nostro lavoro all’esterno di ossa, organi e sistema nervoso.