di Marco De Matteis
Ricevo questo feed-back da Marco, che ha fatto tutta la formazione a Roma. Marco è fisioterapista e osteopata (vedi il suo sito), Vive a Galatina, vicino a Lecce e per lui, partecipare ad ogni seminario, è stato un bell’impegno di tempo e risorse.
Ringrazio di cuore.
Da poco concluso il mio percorso di formazione in Biodinamica Craniosacrale, porto a casa non tanto un bagaglio di nuove tecniche e strumenti terapeutici, che come ogni bagaglio può essere facilmente dimenticato o smarrito, quanto un’enorme ricchezza interiore fatta di esperienze e incarnazione di concetti che sono, ora e per sempre, parte viva del mio Essere.
Sono arrivato il primo giorno di corso, due anni e mezzo fa, pensando di entrare in un’aula per seguire delle lezioni; sono stato invece accolto in un vero e proprio laboratorio esperenziale. Proprio “Accoglienza” è stata una parola chiave caratterizzante il periodo di questo cammino, un’accoglienza autentica, rispettosa e in un clima di fiducia. Tutti aggettivi che posso associare a coloro che sono stati i miei due maestri, prima che insegnanti, Maderu e Francesca.
Prima di intraprendere questo percorso mi consideravo un terapista olistico, aperto al concetto di salute, autoregolazione e autoguarigione; ora invece mi rendo conto di quanto fossi ancora legato alla struttura sebbene avessi già iniziato a distaccare la mia attenzione dal sintomo.
La Biodinamica Craniosacrale mi ha aiutato principalmente a creare una più autentica relazione con il cliente infondendomi una modalità di accostamento fatta di maggiore rispetto ed umiltà. Mi ha insegnato a negoziare lo spazio di interazione tra me e il paziente al fine di non invadere ciò che lui ritiene personale e privato, ma allo stesso tempo fargli sentire la mia presenza, il mio sostegno. Mi ha insegnato a lasciar andare i pensieri, mi ha insegnato l’attesa paziente restando presente a me stesso, senza aspettative. Mi ha insegnato l’arte del non fare, la grande arte dell’ascolto.
Mi ha anche fatto riflettere e dato persino una risposta ad un mio costante interrogativo, ma credo comune a tanti terapisti abituati ad una diagnosi palpatoria, ossia se ciò che sento sotto le mie mani siano veramente le informazioni che il paziente vuol fornirmi oppure ciò che il mio sistema si aspetta di ricevere.
E mi ha fatto conoscere tanto e tanto altro ancora. Soprattutto questo corso mi ha messo accanto a dei bellissimi compagni di viaggio con i quali abbiamo condiviso davvero tanto di noi stessi, pezzettino dopo pezzettino: momenti di accoglienza, conoscenza, confronto, apertura, condivisione, liberazione. Ringrazio ognuno dei miei compagni per tutto ciò che da essi ho ricevuto e per come hanno saputo accogliermi e sostenermi. E ringrazio con tutto il cuore i due maestri che ci hanno presi per mano, guidato e supervisionato, persone di estrema sensibilità e dal cuore veramente grande.
Mi rendo conto di quanto la mia terminologia possa essere ancora legata alla mia pregressa formazione ed alle mie abitudini lavorative. Spero possa essere accolta e compresa da chi di questa disciplina ha colmato la propria vita e mi rendo conto di quanto poco sia quello che scrivo e che faccio di fronte alla infinita bellezza e potenza che può scaturire dalla piena incarnazione pratica dei concetti alla base del Soffio della Vita.
Marco De Matteis, Aprile 2019