La mia Verità sulla Memoria dell’Acqua

di Jacques Benveniste, Macro Edizioni, 2006

Prefazione a cura del Professore Brian D. Josephson, premio Nobel per la Fisica
“Io ho una guida assai esigente e ne sono rapito. Il mio intero essere è completamente appagato dalla sua immagine, dal profilo, dal volto seducente e a volte evasivo, dal sorriso incostante di questa donna che si chiama la Scienza. Non mi si può impedire di fare quello che faccio, di andare là dove sto andando”.
Jacques Benveniste

In diversi settori scientifici è ormai evidente che l’acqua è capace di trasportare informazioni molecolari come pure è accettata la possibilità di registrare, trasmettere e amplificare queste informazioni, ad esempio, con il suono e la musica. Non tutti sanno che queste scoperte vennero fatte da Jacques Benveniste.

“L’acqua potrebbe conservare un ricordo, ovvero una traccia delle sostanze che vi hanno transitato. Una vera e propria rivoluzione scientifica in nome della quale mi trovo a essere bersagliato”.
Quest’affermazione mette in discussione i fondamenti della biologia tradizionale, secondo la quale non può esserci attività biologica in assenza di molecole del principio attivo. Per queste scoperte, Benveniste, ha subito un’inchiesta di grande impatto mediatico e la censura scientifica.

Dopo essere stato privato di ogni supporto accademico e di gran parte dei finanziamenti, egli ha proseguito nonostante tutto le sue ricerche, estendendole ai campi della fisica e della “biologia digitale”, arrivando a dimostrare la capacità dell’acqua di trasmettere il “segnale” di ciò che ha contenuto la sua memoria. Un libro che testimonia una tra le più affascinanti e innovative scoperte scientifiche (biologiche) del nostro tempo che gli ambienti accademici tradizionali si ostinano a ignorare. Un’incisiva testimonianza sulle vicende che hanno accompagnato e “segnato” il cammino di queste importanti scoperte e di chi le ha compiute.

Jacques Benveniste, laurea in medicina, dopo aver esercitato in alcuni ospedali parigini, si è dedicato alla ricerca scientifica. Ha collaborato con l’Institut de Recherche sur le Cancer (CNRS) e con la Scripps Clinic and Research Foundation (La Jolla, California). Nel 1978 è diventato direttore di ricerca all’INSERM (Clamart), quindi capo dell’unità di immunologia e, in seguito, del Laboratorio di Biologia Digitale presso lo stesso Istituto. È divenuto celebre nel 1971 per aver scoperto l’importanza del PAF (“Platelet-Activating Factor”), un mediatore di meccanismi impliciti all’asma bronchiale. Ha scritto molti articoli scientifici sull’immunologia e sulla biochimica. Ha lasciato i sui amati studi nel 2004.

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L’affare Benveniste (tratto dal sito www.bloglibri.it)

La scienza conosce ancora molto poco sulla molecola dell’acqua, che è l’essenza della vita.
E’ uscito in Italia il libro “La mia verità sulla memoria dell’acqua” (Macro Edizioni) del discusso medico e ricercatore francese Jacques Benveniste, morto nel 2004.

In onore di questo evento proponiamo ai lettori quest’intervento di Wei Hsueh (tratto dalla rivista “Scienza e Conoscenza” n° 12) dedicato alla sua memoria e a quella dell’acqua.
“Ho conosciuto per la prima volta il Dr Jacques Benveniste in occasione di un congresso internazionale sul PAF (Fattore di Aggregazione Piastrinico) a Hilton Head, negli Stati Uniti.
In quel periodo egli era all’apice della sua reputazione nell’ambiente scientifico.
I suoi articoli erano pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche come Nature e il “Journal d’immunologie” e veniva riconosciuto come lo scopritore di un nuovo, importante, mediatore lipidico.
Fu infatti solo qualche anno dopo, credo fosse il 1987, nel corso di un incontro internazionale a Tapei, che Jacques, per la prima volta, mi face menzione del suo originale studio sulla diluizione elevata e i basofili, dicendomi che il suo articolo sarebbe stato ben presto accettato dalla prestigiosa rivista Nature.
Invece si è verificato l’impensabile e l’inatteso. L’“affare Benveniste”, la ricerca infame condotta per Nature, diretta dal suo caporedattore con l’aiuto di un professionista “cacciatore di streghe” del NIH e un mago, avete inteso bene, un mago! Fu un disastro dopo l’altro.
Le cose cominciarono a girare male, e progressivamente gli venne portato via tutto: i suoi finanziamenti, i suoi collaboratori francesi, e in ultimo il suo laboratorio.
Ancora oggi, non riesco a capire, come sia accaduto che la comunità scientifica in Francia e nel mondo intero sia rimasta sorda al successo degli esperimenti successivi che hanno confermato i primi risultati pubblicati da Nature.
La ricerca fu condotta in collaborazione col Dr Spira, uno statistico di grande spessore e famoso in Francia, e i dati ottenuti sono passati al vaglio di un’analisi statistica rigorosa e impeccabile. Quando ho rivisto Jacques, sempre ad un congresso, qualche anno dopo, pensavo di trovarlo distrutto, depresso.
Ero certa che avrebbe preso la decisione di rinunciare alla sua ricerca poco ortodossa per riprendere il suo percorso iniziale. Al contrario, Jacques appariva in gran forma e mi annunciava la sua tappa successiva ben più coraggiosa e rivoluzionaria.
Egli ha voluto trasmettere il segnale biologico tramite un computer.
Devo ammettere che inizialmente ero un po’ scettica, ma con grande sorpresa, per la maggior parte delle volte, le sue risposte erano corrette. Se si applica la statistica a questi risultati, la possibilità che si tratti di una coincidenza è assai debole.
Questa scoperta cambia completamente la nostra tradizionale concezione della biologia.

La biologia classica dice che tutte le azioni biologiche necessitano del legame di uno specifico recettore col suo ligando agonista per innescare la via di traduzione del segnale. Meccanismo che può essere facilmente assimilato al modello “chiave-serratura”.
La teoria di Benveniste dice che una tale interazione non solo è poco economica, in quanto comporta in seguito all’incontro casuale delle diverse molecole col proprio recettore, una serie di “prove ed errori” di accoppiamento, ma anche inutile.
Egli ha supposto che i segnali molecolari siano trasmessi in modo elettromagnetico attraverso l’intermediazione di onde a bassa frequenza che co-risuonano col recettore, pressappoco come il sintonizzatore di una radio.
Il “milieu” dell’acqua è ideale per veicolare questo tipo di onde.
E’ una grande ironia che una ipotesi così originale e ragionevole abbia avuto più echi e sia stata meglio recepita al di fuori del contesto scientifico.
La maggior parte del nostro organismo è costituito dall’acqua.
La triste verità è che noi conosciamo poco questa molecola che è l’essenza della vita.
N abbiamo nessuna idea sullo stato dell’acqua che è nel nostro corpo e su come essa si comporti nelle diverse condizioni fisiopatologiche.
Come ben sappiamo, l’anatomia e la chimica non spiegano tutto in biologia.
Molto si è detto a proposito dell’“affare Benveniste” e sulla “memoria dell’acqua” e io non voglio attardarmi in una ripetizione.
Quanto desidero dire è che l’idea di Jacques Benveniste sulla trasmissione elettromagnetica dei segnali molecolari non è solamente originale ma ha una importanza colossale.
La biologia, nel corso dei secoli, ha concentrato la sua attenzione sugli aspetti strutturali e chimici.
Gli studi sulla segnalazione fisica mancano.
Questo è deplorevole. Abbiamo avuto bisogno di un vero visionario come Jacques Benveniste per accorgercene”.