Lo sguardo fenomenologico

di Jaap van der Wal

“Dobbiamo usare l’oscurità per far vedere la luce” (J.W. Goethe)

Tratto dal corso “Dinamiche morfologiche embrionali” Norma, 13-15 Novembre 2009- (Trascrizione a cura di Valeria Pascale)


La teoria principale dietro la mia embriologia e dietro la mia morfologia è ciò che ha detto anche A.T. Still: “L’essere umano è mente, movimento e materia”. Meglio definirlo spirito, movimento e materia. Il movimento è la parola chiave, la connessione tra spirito e materia. Nei miei discorsi parlo sempre di due dimensioni: la realtà in atto e la realtà esatta. La realtà esatta definisce qualcosa di misurabile e visibile, qualcosa che può essere visto, toccato, sentito e soppesato. Ma se c’è lo spirito, deve essere qualcosa che all’opposto non è ponderabile. Act definisce l’azione, ex act vuole dire “fuori dall’azione”. “In atto”, è qualcosa di diverso: è l’idea che sta dietro la sedia che è nella mente di chi l’ha fatta. Da un mondo esatto ci può essere un mondo in atto. Una dimensione che cerca di realizzarsi nella materia. Io sto cercando quella dimensione, che dovrebbe essere visibile attraverso la dimensione esatta. Dietro o attraverso ciò che è visibile e misurabile dovrei poter vedere quello che c’è dietro, chi l’ha pensato. E come farlo? Questo è il concetto del dott. A.T. Still: “mente, movimento e materia”. Qui c’è la trasformazione tra esatto, dimensione della materia, in atto dimensione spirituale, e il movimento nel mezzo. Per quanto io ne sappia ogni forma deriva da un movimento. In questo modo il corpo diventa secondario. E’ stato fatto (ex act), è un prodotto che viene fuori dal movimento. Ed è quello che ci mostra l’embrione: che il mio corpo nella sua forma, nella sua essenza, è un evento. È in movimento, è in trasformazione, una metamorfosi che informa. Quindi guardando i corpi viventi posso intravedere i movimenti di queste forze. Quindi il corpo, l’organismo, può essere l’espressione della dimensione in atto. In un albero, in un leone, in qualunque cosa, possiamo vedere un qualcosa che si esprime. Qual è il passo successivo? E’ cercare il gesto. Il gesto si ripete. Io cerco di insegnare una modalità per guardare le cose: è la mente fenomelogica, gli occhiali fenomenologici. Quello che ho sempre fatto è cercare il gesto che sta dietro il movimento. L’embrione fa il movimento dell’estensione dopo essere stato tutto nella flessione, comincia a sollevare la testa, deflette la zona pelvica, e poi otteniamo questo corpo in piedi. Il corpo in piedi, diritto, è anatomia. Possiamo osservare che lo scheletro dell’essere umano è l’unico al mondo in posizione eretta. Andare in piedi è parte dell’anatomia, c’è bisogno di un corpo per farlo. Ma è anche un movimento, l’embrione l’ha fatto, l’ha “performato”. Come ha fatto ad andare in piedi? È nella sua fisiologia. Abbiamo l’anatomia (la struttura e la forma) e la fisiologia che parla di movimento e di processo. Ma l’andare in piedi è qualcosa di più. E lo capisci non soltanto vedendo il corpo che si mette in piedi, ma facendo l’esperienza del corpo che si mette in piedi. Questa è la fenomenologia dello sperimentare, del sentire il movimento, poi puoi sperimentare che il “mettersi in piedi” è un gesto, un modo di essere. Vi ricordate il pugno di una mano? secondo l’anatomia il pugno viene spiegato da muscoli articolazioni, ossa, nervi.. ect. Viene descritto un movimento che è arrivato ad un pugno. Ritiene che quel movimento abbia causato il pugno. Io faccio un passo in avanti se voglio capire il pugno. Tu puoi spiegare un pugno e quindi arrivare ad una causa, oppure puoi andare nella comprensione e la comprensione porta ad un significato. Per il significato di un pugno devi andare da qualche altra parte. Non devi guardare i muscoli e i nervi, ma devi cercare di capire cosa esprime. Può esprime rabbia, depressione, aggressione, paura o vergogna. E questo è il gesto. Quindi le forme possono esprimere la qualità di un gesto. Quindi cerco di andare ancora un passo in avanti. Chi esprime cosa? Chi fa questo gesto di vittoria? Chi si esprime nel pugno? Stiamo cercando quel attore. Nell’attore sono nel mezzo del mondo “in atto”. Che cosa e chi si esprime in un corpo umano? Chi o che cosa si esprime in un corpo che sta in piedi e che cammina? Se qualcosa si esprime lì dentro questa deve essere la mente umana, lo spirito umano. Quando guardo lo scheletro di un coniglio vedo un diverso IO SONO, uno spirito e un’anima differente. La stessa cosa si può dire per quello che si esprime nello scheletro di un leone per esempio. C’è qualcuno che agisce lì dentro, ed io cerco quello. Questa dimensione in atto. La prima espressione di uno spirito o di una mente è il corpo, questo è ciò che avevamo già detto dell’embrione. Per me lo spirito non è qualcosa che è fuori dal corpo prodotto dal cervello, ma è l’espressione diretta della mente. E’ questo rovesciamento. Un coniglio viene eccitato per un bel cavolo verde, ha i denti e la bocca orientati a questo cavolo. Il leone invece non è interessato al cavolo bensì al coniglio, ha dei buoni denti e una buona bocca per connettersi al coniglio. Il corpo è stato formato in un processo di movimento, il movimento è l’espressione di un gesto, e dietro tutto ciò c’è un attore. La parola chiave non è solo “movimento” ma la parola tedesca “Gestalt”. La parola “Gestalt” può essere usata per il corpo e per l’anima. Anche la vostra psiche ha una sua Gestalt. L’andare in piedi non è solo un gesto del corpo ma anche dell’anima. Questo è il mio approccio fenomelogico.

Jaap van der Wal, MD PhD, si laurea in medicina nel 1973, successivamente lavora come professore associato di Anatomia ed Embriologia in diverse Università dei Paesi Bassi. Si specializza in anatomia funzionale e sviluppo dell’apparato locomotore con una tesi sulla propriocezione. Principale fonte di ispirazione è l’antroposofia di Rudolf Stainer che guida il tentativo di collegare la scienza naturale e la spiritualità mediante l’approccio fenomenologico di Goehe. Attualmente si dedica all’insegnamento di Filosofia della Scienza e Antropologia Medica.