Neonati Felici in Movimento

di Beverly Stokes

Guida per lo sviluppo motorio insieme al tuo bambino da 0 a 12 mesi

L’armonico sviluppo dei primi 12 mesi dal punto di vista motorio è una premessa per uno sviluppo consapevole e sicuro. Dall’osservazione del movimento dei neonati da 0 a 12 mesi si sono elaborate varie teorie e, ripercorrendo il percorso motorio “naturale” del bambino, si possono rivelare delle possibilità di cura e si armonizzano le funzioni cognitive e sociali.
Le madri (come gli educatori di movimento sia per bambini che per adulti) sono invitate a ripetere gli schemi del movimento della crescita pre-locomotoria e locomotoria, per meglio imparare come i bambini organizzano la propria consapevolezza e immagine del loro corpo, la loro capacità di interazione partecipativa, la loro naturale voglia di apprendere e esplorare. Imparare dallo sviluppo neonatale del movimento può significare per un adulto ritrovare la consapevolezza corporea “perduta”, l’allineamento, la rivitalizzazione e la scioltezza che questi esercizi producono.
La struttura è divisa per mesi da 1 a 12, e per ogni mese si trova la descrizione del comportamento, dell’interazione con i genitori, dei movimenti da fare come adulti, immagini tecniche ed esplicative di supporto ai movimenti e delle indicazioni di esplorazione con una scheda finale per le valutazioni.

Introduzione all’edizione italiana

 
La relazione e il contatto autentici nascono dalla nostra
consapevolezza somatica, dalla nostra intima tranquillità e da quella
apertura gioiosa dello stato naturale del neonato.
 

L’originalità di questo libro è nell’invito a osservare e rispecchiare con una pratica esperienziale i movimenti che il neonato compie nella sua crescita, proposti dall’autrice come se fossero passi e schemi di una danza. La danza della comunicazione corporea con il neonato, che diventa una modalità importante di comprensione del suo stato vitale, delle sue scoperte, del suo sviluppo evolutivo.
Gli schemi che caratterizzano gli stadi dello sviluppo, dettagliatamente descritti nel testo, mese dopo mese, costituiscono la base primitiva essenziale del linguaggio del corpo, su cui ognuno di noi costruisce la complessità del suo stile espressivo e posturale, così come i presupposti dello sviluppo psichico e cognitivo.
Se da un punto di vista medico o tradizionale l’osservazione dei movimenti dello sviluppo serve da diagnosi dello stato del neonato, o per la valutazione della sua crescita armoniosa, il nuovo punto di vista di Beverly Stokes consiste nella rivalutazione dell’esperienza somatica e umanistica.
Tale approccio vede nel coinvolgimento diretto dell’adulto che si relaziona con il bambino la condizione prioritaria per comprenderne e seguirne la crescita. Nel contempo, attivando il processo di embodiment 1 (incarnare, incorporare), si realizza un profondo percorso di consapevolezza corpo-mente che porta a riconoscere il movimento, imitarlo, sentirlo su di sé, attribuirgli un senso come gesto evolutivo. Questo ci conduce ad attingere al primordiale bagaglio di sensazioni ed emozioni, depositato nella memoria corporea, e a riflettere sul nostro attuale rapporto con elementi fondamentali quali lo spazio-tempo, la gravità e la capacità di affidarsi.
Molti adulti, infatti, hanno “perso” qualcosa durante lo sviluppo; queste piccole o grandi perdite, o il non aver completato tutte le fasi degli schemi motori di base, hanno forse tuttora un’influenza sul modo di muoversi, sul comportamento, sulla cognizione. Per esempio dagli anni Cinquanta del Novecento e purtroppo ancor oggi, si utilizza il girello prima di aver imparato a camminare da soli. Ora, e Beverly ce lo dimostra, ci si comincia a rendere conto che il girello non solo ritarda lo sviluppo motorio ma può avere conseguenze negative nell’equilibrio e nella coordinazione dei movimenti, nonché nella futura capacità di autosostegno da adulti.
Creare un legame comunicativo con il neonato attraverso la comprensione esperienziale della sua evoluzione in termini di movimento, vuol dire rafforzare il legame di sicurezza di cui il neonato ha assoluto bisogno. Anche nei disturbi generalizzati dello sviluppo il meccanismo di rispecchiamento si è dimostrato utile; in casi di autismo, per esempio è stato dimostrato che copiando gli stessi movimenti stereotipati dei bambini si sono aperti dei canali di comunicazione, che hanno dato luogo a un generale miglioramento delle funzioni.

Come operatore somatico nel lavoro cranio-sacrale con gli adulti, oggi riesco a comprendere quanto di insicurezza, ansia, problematiche di relazione e/o psicomotorie, ovvero i nostri problemi di adulti, derivino dalle nostre esperienze prenatali e quelle relative al primo anno di vita. Ho provato e riprovato gli esercizi proposti nel libro, senza avere un neonato con cui confrontarmi. Questo ha fatto riemergere memorie della mia prima infanzia, dei giochi con le diverse superfici del suolo (pavimenti di marmo, tappeti), insieme alle sensazioni di frustrazione e inibizione dovute alle storie dell’album di famiglia. Sento che attraverso i movimenti dell’esercizio riesco a contattare e ad accogliere il mio bambino interiore, perché nel mio stesso corpo, nella capacità di regolarsi, tra il ritmo del respiro e la modulazione della tensione, c’è la potenzialità del prendermi cura.

Norma, agosto 2011
Maderu Pincione

Leggi un estratto dal libro: “Movimento e consapevolezza

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tratto da www.cure-naturali.it

Lo Sviluppo Motorio (0-2 mesi) e le Discipline del Movimento (Interiore e Non)

A due mesi il bimbo accresce consapevolezza cinestesica attraverso il sistema muscolo-scheletrico mediante movimenti non troppo lontani da quelli che vedreste fare a praticanti di Pilates. Come è anche vero che il bimbo di 4 mesi che si sostiene sugli avambracci non è lo yogino che va a cobra (Bhujangasana)? Gli esercizi per sviluppare il riflesso di suzione, poi, hanno un sapore davvero zen come imitare il moto del bambino ci riporta a forme di Nei gong assolutamente animalesche. Esploriamo lo sviluppo motorio da 0 a 2 mesi in rapporto alle discipline di movimento

Di Elisa Cappelli

Le tecniche di esercizio fisico che oggi pratichiamo e le discipline di origine millenaria come lo yoga e il tai chi chuan sono affini agli esercizi di sviluppo motorio infantile e viceversa. Questo perché, negli umani, il sistema unitario corpo-psiche si conosce, ovvero conosce se stesso (fornendoci quindi una grande possibilità di espansione spirituale e fisica) nel processo del movimento. Ed è così da sempre, dal pollice opponibile e anche prima, diremmo.

Se definiamo il movimento come una forma di auto-conoscenza progressiva, è chiaro che il processo in questione non dovrebbe mai interrompersi, sospendersi, mutilarsi, in quanto forma nobile di dialogo costante tra respiro, linee posturali, pensieri e visceri.

Partiamo con una frase di David Lee (The perceived self): “La percezione è necessaria per controllare il movimento come il movimento è necessario per ottenere informazioni sulla percezione. La percezione e il movimento compongono un ciclo che costituisce l’azione. L’azione nell’ambiente è ciò che sta alla base del sé ecologico…Noi siamo quello che facciamo.”

Uniamola a un’intuizione di Moshe Feldenkrais, padre dell’omonima tecnica: L’apprendimento avviene quando il sistema nervoso ripete la propria attività esplorativa su un oggetto dell’ambiente fino a che non viene coronata da successo, ossia l’attività soddisfa l’intenzione. (The elusive obvious).

In entrambi i ragionamenti entra in gioco l’esterno, un ambiente fuori da noi. Ed è dall’esterno che avviamo il nostro discorso, per poi andare all’interno. L’esterno ci abita tanto quanto il movimento che ci permette di esplorarlo, che ci appartiene. Per i taoisti questo nesso era chiaro e luminoso, non a caso si parlava di paese interiore per definire il corpo. E questa potente definizione, traghettata a noi attraverso le parole del grande Kristofer Schipper (Direttore degli Studi alla Ecole Pratique des Hautes Etudes e attualmente Coordinatore di un programma di ricerca europeo sui testi del Canone taoista), specie nello splendido libro Il corpo taoista, comprendeva il corpo tutto. I visceri, gli organi di senso e quel che “si vede da fuori”, ma anche quel che “ci muove da dentro”.

Il Dottor Thomas Verny, fondatore dell‘Association for Prenatal and Perinatal Psychology and Health, nell’introduzione al libro Neonati felici in movimento di Beverly Stokes, descrive in modo accurato il processo dell’apprendimento. Non si tratta di qualcosa di lineare, ma di un procedimento che si verifica “a esplosioni”. Il bimbo impara qualcosa ed ecco che si accendono aree del cervello. Viceversa, il cervello potremmo immaginarlo come un palazzo in cui si aprono via via le persiane che corrispondono ad abilità diverse. O come uno di quei calendari dell’avvento: a ogni giorno si apre una finestrella che dischiude nuove sorprese.

In quest’ottica, l’ambiente assume un ruolo prevalente. Pensiamo anche solo alla passeggiatina a piedi nudi sulla terra, base portante della nuova corrente di pensiero e studio chiamata Earthing, che esplora e convalida di nuovo i benefici di una terra le cui cariche ci attraversano in quanto conduttori e neutralizzano i processi infiammatori cui siamo continuamente esposti in quanto, ahinoi, esseri umani.

Ma torniamo allo sviluppo motorio nei primi mesi, nel dettaglio, nei primi due mesi di vita.

Il primo mese: neonati che esplorano, genitori che scoprono di nuovo

Prendete un diario, se vostro figlio è appena nato. In questo diario fisserete gli appunti del movimento ex novo. Sì, avete capito bene, inizierete a muovervi di nuovo, al punto che sarà il neonato a dare lezioni di educazione motoria a voi. Oltre all’arricchimento di gioco e lo sviluppo di un nuovo modo di considerare il movimento nei bambini, l’adulto trae un non indifferente potenziamento dell’integrazione mente-corpo.

Dopo esservi muniti di un diario, guardatevi più spesso allo specchio per far vostra la consapevolezza del fatto che il bambino si serve continuamente della mimica facciale del genitore. Suggeriamo di lasciarvi andare a grosse risate, strane espressioni; ben venga Simhasana, la posizione del leone, con grande lavoro nel senso dell’estensione della lingua, del platisma, del muscolo pterigoideo, temporale, massetere.

Siamo al primo mese, il bambino porta la mano alla bocca, scopre la lingua, si abbandona alla gravità, solleva e gira la testa e si altalena con la spina dorsale in posizione prona, la sensibilità alle immagini è fortissima, fissa il viso del genitore, ne imita i movimenti della lingua e le espressioni facciali.

Per l’adulto è un grande momento per rivedere il proprio rapporto con la spina dorsale. Sdraiatevi in posizione semi-supina, sentite bene che la schiena derisce tutta al pavimento o al tappetino. Con le braccia a croce lontane dai fianchi e i palmi a contatto con la terraespirate e muovete la lingua. All’inspirazione piegate la schiena in un leggero arco nella zona lombare sacrale. Espirando, riappiattiela. I movimenti ondulatori saranno lì a cullarvi il coccige e già alle prime ripetizioni il respiro si farà esso stesso un’onda.

Il secondo mese: sulla pancia, sulla schiena. Consapevolmente

A due mesi il bimbo acquista una maggiore consapevolezza sensoriale, si avvia la coordinazione occhio-mano, la testa si alza a 45 gradi dalla posizione prona, le gambe scalciano e pedalano, gli oggetti attraggono la sua attenzione, c’è una ricerca della fonte del suono. Il bimbo risponde alle espressioni del viso, c’è risposta e induzione del sorriso. Il sistema cinestesico e propriocettivo, il sistema vestibolare e quello viscerale concorrrono alla generazione dei rilfessi come quello di suzione, di prensione palmare, il riflesso di Moro (si attiva quando il bimbo in posizione supina sente un rumore forte o se ha un brusco cambio di posizione per cui la testa cade all’indietro quando qualcuno lo sposta; nella prima fase di questa reazione ci sono sussulti e allungamenti, nella seconda il bimbo mima quasi un abbraccio), il riflesso tonico asimmetrico del collo (comunemente definito posizione dello schermidore).

In questa fase il genitore porterà il bimbo steso sulla pancia facendolo sentire a proprio agio. Prima verrà messo sulla schiena, genitore anche lui disteso al fianco. Flettendo le ginocchia, alzerete una gamba dopo l’alra e appoggerete i piedi sul pavimento. Girandovi su un fianco prenderete il bimbo in braccio. Tornate sulla schiena e simultaneamente portaterete il bimbo al petto.
Questa posizione consente aumenta il tono muscolare nella parte anteriore del corpo del bambino.

L’adulto, stando sdraiato, abbandonato alla gravità, tenenedo sopra il piccolo, riscoprirà il respiro, immaginerà che la terra sostenga il suo corpo. Eliminerà eventuali tensioni a livello di testa, collo o spalle, spostando un po’ la testa a destra poi a sinistra, osservando se c’è un lato in cui il movimento viene meno naturale e portando lì il respiro. Ammettiamo che voi siate praticanti di Pilates, persino il vostro Roll over cambierà con questo approccio, specie nella fase neutra che precede la posizione, prima di attivare addome e pavimento pelvico per sollevare le gambe tese da terra e portare poi gli ischi verso il cielo. Lo stesso discorso per la fase neutra del Roll up, prima che alziate le braccia a 45° verso il soffitto per poi srotolare al colonna.

Intanto, visto che siamo in area-bimbi, concludiamo con lo yoga, una buona Balasana, invito rivolto ai praticanti di yoga come a quelli di qualsiasi altra disciplina.

Andateci ogni volta che potete in questa posizione che vuol bene agli estensori spinali, tibiale anteriore, estensore lungo delle dita, peroneo terzo e peroneo breve. E lasciate tutto il lavoro alla forza di gravità, coadiuvandola con un respiro che, vista la completa flessione o adduzione dell’anca, vi porta a riscoprire il movimento dell’addome e della gabbia toracica.