Stati di coscienza, l’Estasi

Possiamo fare un parallelo tra lo stato di Beatitudine (vedi https://www.craniosacrale.it/blog/il-corpo-di-beatitudine/ ) e l’Estasi? Il testo è un copia e incolla dalle interviste e dai libri di Marco Margnelli e i suoi studi sugli stati di coscienza.
Marco Margnelli (1939-2005 ) medico neurofisiologo e psicoterapeuta è stato uno dei pionieri e il più autorevole studioso italiano nello studio degli stati modificati di coscienza Autore di importanti studi sulla fenomenologia paranormale e nell’ambito delle esperienze mistiche. Nel libro “L’estasi” (edizioni Sensibili alle Foglie, 1996) dice che la coscienza interpreta i dati sensoriali (sia interni che esterni, provenienti dalle stesse profondità del sistema nervoso) in base a “programmi di elaborazione dati” che non mutano da uno stato modificato di coscienza con l’altro, ma semplicemente sono fatti girare a velocità sempre più elevate o sempre più rallentate, in modo che elaborano/interpretano i dati in modo differente da quello dello stato di veglia.

I programmi più importanti sono: “lo schema corporeo”, “il mondo di riferimento” e “l’identità”

Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu

Continua …

Così termina l’articolo  https://www.craniosacrale.it/blog/larte-di-sentire-larte-lestasi-e-gli-stati-di-coscienza/

NEUROFISIOLOGIA E PSICOFISIOLOGIA DELL’ESTASI di Marco Margnelli (da Treccani) https://www.treccani.it/enciclopedia/estasi_%28Universo-del-Corpo%29/

L’estasi può essere definita come uno stato alterato della coscienza, così come lo sono il sonno, il sogno, la trance, gli stati indotti da droghe e altri meno noti. In tutti questi stati, infatti, compresa l’estasi, mente (consapevolezza, attenzione, memoria) e cervello funzionano in un modo diverso da quello della coscienza abituale dello stato di veglia.

Per quanto riguarda il raggiungimento dell’estasi, si distinguono due gruppi di tecniche: 1) quelle che la innescano attraverso un sovraccarico sensoriale (aumento della stimolazione esterocettiva) o un aumento dell’attività motoria o della vigilanza, o una intensa emozione; 2) quelle che la innescano attraverso una diminuzione progressiva e completa dell’attività sensoriale (riduzione della stimolazione esterocettiva) o dell’attività motoria o della vigilanza. 

Naturalmente, esistono tecniche miste, come per es. certi tipi di danza, nei quali vengono contemporaneamente stimolati i sensi e i sistemi muscolare ed emozionale. Alla prima categoria appartengono, per es., le danze sufi, le danze tribali e certi tipi di estasi cattolica, alla seconda le pratiche della concentrazione e della meditazione dello yoga e di varie religioni orientali (Ludwig 1966). Malgrado la radicale differenza delle tecniche d’accesso, l’esperienza psicologica di uscita da sé che ne deriva è sostanzialmente sovrapponibile ed è caratterizzata da sensazione di unitarietà della coscienza, dalla quale è stata esclusa la molteplicità dei sensi, dei concetti e di ogni altro contenuto empirico, così che si sperimenta solo una vuota e gioiosa unità. Sono presenti anche la sensazione di abolizione dello spazio e del tempo; quella di vivere un’esperienza oggettiva e reale; sentimenti di beatitudine, gioia, pace e felicità; la sensazione di contatto con il divino; la paradossalità; l’ineffabilità, nel senso che l’esperienza è difficilmente esprimibile a parole (Stace 1960).

Sul piano neurofisiologico (meccanismi neuronali coinvolti) e neuropsicologico (aree cerebrali attivate o disattivate e relazioni che si stabiliscono tra di loro), i due differenti tipi di tecniche per l’innesco dell’estasi provocano nel primo caso un’intensa attivazione neurovegetativa (centrale e periferica) ortosimpatica (tachicardia intensa, vasocostrizione cutanea, dilatazione delle pupille che non reagiscono più alla luce), nel secondo un’attivazione parasimpatica (bradicardia, bradipnea, aumento della temperatura cutanea, chiusura delle pupille; Fischer 1971).
Roland Fischer, Science 1971 “A Cartography of the Ecstatic and Meditative States”.

In ambedue i casi, una volta innescatosi e stabilizzatosi lo stato alterato di coscienza, il quadro neurofisiologico, neuropsicologico e psicofisiologico è caratterizzato dall’abolizione di tutte le sensibilità (cessazione delle funzioni visiva, uditiva, tattile, olfattiva, cenestesica e dolorifica) e da un’attività mentale allucinatoria (visioni, voci, allocuzioni, esperienze escatologiche).

Lo studio sperimentale dell’attività cerebrale durante l’estasi è ancora agli albori. 

Nell’estasi cattolica, l’anestesia dolorifica è stata ampiamente dimostrata, sia nel passato sia in epoca contemporanea, e sembra dovuta a un meccanismo neuropsicologico (cessazione della comunicazione tra le aree della corteccia cerebrale che ricevono i segnali sensoriali e quelle che li analizzano) invece che neurofisiologico (blocco dei segnali sensoriali lungo le vie afferenti). Lo stesso avviene per la vista, l’udito e il tatto (Margnelli 1996). 

 Prima di tutto i sistemi “ergotrofico” e “trofotrofico” corrispondono alle strutture nervose centrali dalle quali originano i sistemi simpatico e parasimpatico. Queste strutture, oltre che essere l’origine delle vie effettrici verso la periferia, funzionano anche come centraline di comando che regolano nel corpo l’attività degli organi innervati e regolati dal sistema simpatico.

Ne deriva che se si parla di “attivazione ergotrofica” in periferia si devono vedere i segni di un’attivazione ortosimpatica (tipo tachicardia, aumento del tono muscolare, aumento della frequenza respiratoria, e così via). Quindi la descrizione neurovegetativa del continuum di attivazione è precisa e può essere verificata sperimentalmente così come si deve poter fare per il continuum di rilassamento/disattivazione.

Tale verifica io l’ho fatta, per esempio, sull’estasi mistica. Fischer l’ha fatta per gli stati precedenti e, anzi, si potrebbe dire che ha costruito la mappa proprio in questo modo. Altri ricercatori, studiando la psicofisiologia degli stati di meditazione e il samadhi, hanno verificato l’esattezza del continuum meditazione/disattivazione.

Quel che conta è che era un modello ampio, accurato, verificabile e ricco di basi neurofisiologiche e psicofisiologiche che mi ha guidato per anni.

Comunque, grazie ad esso, io mi sono avviato in un percorso di ricerca originale nel quale non ho più bisogno di mappe.

In pratica, ho scoperto che l’indicatore psicofisiologico più importate per studiare gli stati modificati di coscienza è la risposta di orientamento, un indicatore che Fischer non ha nemmeno preso in considerazione e perciò ho smesso di studiare Fischer e mi sono dedicato alla risposta di orientamento.

L. : Hai voglia di spiegare di cosa si tratta?

M. : Per oggi ti basti sapere che in estasi la risposta di orientamento scompare, confermando che il cervello è completamente isolato dalla realtà esterna, una circostanza che il modello ipotizzava ma che Fischer non poteva dimostrare. (…)

La trance, l’estasi cattolica, lo stato ipnagogico (tra la veglia e il sonno), le esperienze di pre-morte, la morte mistica, il sogno lucido sono un viaggio nell’attività cerebrale, nella processualità del pensiero, tra percezioni extrasensoriali e stati di coscienza 

La coscienza non può non avere un suo modello di realtà che però non può essersi formato attraverso il contatto con la realtà fisica e neppure con il contatto con la realtà onirica perché, come si è detto, nel sogno è possibile qualunque realtà. 

E allora qual è la forza plasmante, se pure ce ne fosse una, della coscienza del sogno? Modello nirvana II “modello di realtà” della coscienza onirica è l’assoluto benessere dell’utero. E’ la condizione “nirvanica” che viviamo per nove mesi prima di nascere. Per nove mesi galleggiamo senza peso nel caldo del liquido amniotico, nel silenzio e nel buio, nutriti ed amati, senza dover fare altro che “stare bene”. 

Giorno per giorno viviamo il formarsi del corpo, sentendo nascere e crescere gli organi, sentendoli entrare in funzione, sentendo l’energia vitale come una poderosa forza continuamente al lavoro per mantenere il completo benessere e sovrintendere alla nostra incarnazione: il programma operativo della coscienza onirica è “vivere”, “stare bene”, “sopravvivere”, “restare in vita”. 

Ogni notte la nostra coscienza tenta di tornare in questo beato nulla, in questa “non realtà” estatica. 

La coscienza della veglia ha il lontano ricordo di questo “paradiso perduto” e sente poderosa la spinta a riguadagnarlo. 

E’ un tentativo che trova la sua realizzazione nell’estasi mistica ed è probabilmente per questa ragione che l’uomo nel corso della sua storia millenaria, a qualunque razza o cultura appartenesse, si è applicato a trovare tecniche per l’estasi.

E conclude anche: la meditazione e l’allenamento alle tecniche e alle pratiche che procurano modificazioni degli stati di coscienza così la conoscenza e la consapevolezza dei percorsi psico-mentali, emozionali, interiori sono essenziali per comprendere la possibilità di affrancarsi da molti condizionamenti – sociali e culturali –, di scoprire sé stessi, di percepire l’essenza complessa dell’uomo, di recuperare uno spazio di benessere e di libertà di coscienza.

Testi  tratti da http://statidellamente.blogspot.com/2009/11/la-scienza-dellestasi-di-marco.html

Che l’estasi e la dimensione della beatitudine possano coincidere? Il punto di vista di Margnelli riporta la dimensione onirica all’esplorazione di una altra realtà, la psicologia e neurofisiologia del sogno, a quella memoria cellulare che inizia al concepimento e che è sperimentalmente anche pre-concepimento, dove la nostra memoria attinge dal regno spirituale, cosmico, trascendente … ( continua) 

Paolo Maderu Pincione